Yemen, arrestati capi tribali ma sfuggono i leader di Al Qaeda
Il caos rischia di inghiottire lo Yemen. Da mesi il governo di Saleh è impegnato su più fronti in vere e prorie battaglie senza esclusioni di colpi. Ribelli sciiti, indipendentisti e miliziani di Al Qaeda minano la sicurezza del paese. Da settimane le forze di sicurezza hanno concentrato i loro sforzi contro i seguaci di osama Bin Laden che qui ha le sue origini e dove vive una delle sue mogli. Ieri si era sparsa la notizia della cattura di uno dei leader dell'organizzazione. Il terrorista all'origine dell'allarme sicurezza che ha indotto le ambasciate Usa e britannica a Sanaa a chiudere da lunedì i battenti per alcuni giorni. La notizia dell'avvenuta cattura è stata annunciata con soddisfazione dalle autorità yemenite in mattinata, precisando che la massiccia offensiva lanciata contro i militanti qaidisti, in cui vengono impiegati migliaia di uomini, è comunque ancora in corso, e anzi si è estesa a quattro province. In serata però una fonte delle froze di sciurezza ha ammesso che Mohammed Ahmed al Hanaq, indicato come il leader locale di al-Qaeda in Yemen, «non è stato arrestato» nell'operazione condotta dalle forze yemenite in un ospedale di Sanaa. Una fonte tribale, inoltre, ha riferito che le tre persone arrestate nell'operazione di ieri mattina «non sono terroristi, ma appartengono semplicemente alla stessa tribù di al Hanaq». Il vero capo di Al Qaeda nella provincia di Arhab, a nord di Sanàa, secondo la fonte tribale, «è Hizam al-Mujli, sfuggito insieme al ricercato numero uno, il capo di Al Qaeda nello Yemen, Kasim al-Raimi, a un'operazione condotta dalla sicurezza yemenita il 17 dicembre». La fonte tribale non esclude che la notizia dell'arresto di al-Hanaq, circolata questa mattina, sia stata solo «un tentativo del governo yemenita di rassicurare gli Stati Uniti». Intanto maggiori misure di sicurezza sono state inoltre adottate lungo le coste, per contrastare ogni possibile infiltrazione di mujaheddin somali dello Shabaab, che nei giorni scorsi avevano annunciato la loro volontà di unirsi ai «fratelli» di Al Qaeda nello Yemen. Le autorità di sicurezza hanno poi fatto sapere che almeno altri due militanti di Al Qaeda si sono arresi nella provincia di Maharib, grazie alle pressioni di capi tribù, che non vogliono scontri nelle loro regioni, anche se in realtà molte tribù criticano apertamente il governo accusandolo di non occuparsi a sufficienza dei loro problemi. Il successo ottenuto con questo giro di vite delle forze di sicurezza ha intanto indotto le rappresentanze diplomatiche che avevano chiuso l'accesso al pubblico a riaprire, mentre a Sanaa la tensione sembra attenuarsi. Da sabato, ovvero dopo il fine settimana che qui è il venerdì, tutti gli uffici consolari delle ambasciate europee, compresa quella britannica, saranno riaperti al pubblico. La fonte di sicurezza ha infine dichiarato che Sanàa «è ancora in attesa di informazioni» da parte degli Stati Uniti su Umar Farouk Abdulmutallab, il giovane di origine nigeriana che ha provato a farsi esplodere su un volo Amsterdam-Detroit il giorno di Natale. Sanàa aspetterebbe dagli Usa informazioni sugli «spostamenti e i contatti» del giovane nel periodo in cui ha soggiornato in Yemen. Anche per tentare di andare a colpo sicuro nelle incursioni contro i covi dei qaedisti. E di yemen si parlerà nella conferenza di Londra del 28 gennaio già convocato per l'Afghanistan e allargata al nuovo scenario di crisi. Al vertice parteciperanno oltre ai Paesi europei anche i Paesi del Golfo, Gli Stati Uniti e la Russia. Mosca ha detto il portavoce del ministro degli esteri russo ha ribadito il suo appoggio agli sforzi del governo yemenita contro gli estremisti, e ha definito «inammissibili» i tentativi di ingerenza negli affari interni del paese arabo. Il portavoce Andrei Nesterenko ha quindi detto che le notizie sulle attività terroristiche e su scontri con vittime fra la popolazione civile «non possono non suscitare seria preoccupazione».