Berlusconi scettico: «Bersani non tiene il Pd»
seguedalla prima Giancarla Rondinelli L'argomento principale continua a rimanere sempre uno: la giustizia. Come procedere, quali le prossime mosse e contromosse, tutte le ipotesi possibili. Dopo il consulto del giorno prima con i legali, ieri Berlusconi ha incontrato il ministro Alfano, arrivato ad Arcore in tarda mattinata. Ed anche durante il pranzo e nel pomeriggio l'argomento è sempre stato lo stesso: giustizia. Mescolato a quello più generale delle riforme, alle regionali, e al rapporto con l'opposizione. In particolare, con il Pd, dove il segretario Pier Luigi Bersani è ancora debole e non riesce a trainare il partito sulle sue posizioni (vedi Franceschini e Bindi). Da qui le perplessità del premier sull'effettiva capacità e volontà di dialogo del Pd sulle riforme: «Ma siamo sicuri che alla fine Bersani ce la farà», avrebbe ragionato Berlusconi con alcuni ospiti. Il premier, per la prima volta, si è presentato ieri senza cerotti. È ancora dolorante ed ha parecchi problemi con l'alimentazione. Tanto che a pranzo, quando nella grande sala di Villa San Martino c'erano oltre al Guardasigilli, il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, il coordinatore Pdl Denis Verdini, il leader de La Destra Francesco Storace, e il capodelegazione Pdl all'Europarlamento Mario Mauro, Berlusconi ha mangiato solo delle fragole. Per tutti gli altri classico menù tricolore, con orecchiette alle cime di rapa, tonno con i pomodorini, mozzarella. La processione ad Arcore delle macchine blu è cominciata di mattina presto. Tra i primi ad arrivare il legale Niccolò Ghedini (tornato ad Arcore anche per discutere della causa di separazione). Poi Alfano, con il quale si è intrattenuto a lungo a studiare i dossier sulla giustizia. Berlusconi è carico, racconta chi lo ha incontrato, e concentrato sulle cose da fare. «Bisogna procedere sulle riforme», ha continuato a ripetere. Con qualche ospite si è anche lasciato andare a qualche commento negativo sulla rivelazione fatta dal Corriere della Sera riguardo il segreto di Stato messo proprio dal presidente del Consiglio all'ex numero tre del controspionaggio militare Sismi, Marco Mancini. Da qui la nota fatta da Palazzo Chigi all'ora di pranzo, per precisare che sì è stato confermato il segreto di Stato, «ma con delle limitazioni». Si diceva, la giustizia per il presidente del Consiglio «la priorità». Si comincerà la prossima settimana in Senato per il Lodo costituzionale. Mentre a fine mese, nell'Aula della Camera arriverà il testo firmato Pdl-Udc sul legittimo impedimento. A chi ha chiesto come intenda procedere sul processo breve, il premier ha risposto che per ora è meglio tenerlo in stand-by. Il ragionamento del Cavaliere prevede, in sostanza, una sorta di arma di ricatto verso l'opposizione, con il Pd ancora sul piede di guerra verso il legittimo impedimento. Anche le altre riforme, quelle istituzionali in testa, sono state oggetto di una riflessione. Il succo del ragionamento è chiaro: la disponibilità al dialogo c'è ed è concreta, ma più di uno - Berlusconi per primo - si è interrogato sulla reale capacità di Bersani di resistere alle forze interne ed esterne (vedi Di Pietro) che si oppongono al confronto. Per oggi è prevista una nuova uscita del presidente del Consiglio: top secret per la destinazione. Anche se voci di corridoio danno una possibile puntatina a San Siro per la partita Milan-Genoa.