La mossa giusta di Silvio
Il Cavaliere non ama le citazioni letterarie ma ve n'è una che ricorre spesso nella sua vita: è "l'elogio della follia" di Erasmo da Rotterdam. Silvio da Arcore la follia non solo la elogia ma la sublima rendendola architrave di una politica refrattaria a stare stretta in una semplice definizione. Ogni volta che si trova in difficoltà o in un momento particolare della sua carriera, Berlusconi cerca il guizzo geniale in una follia che quasi mai viene compresa dagli intellettuali o dai politici ma quasi sempre è apprezzata dagli elettori. Questo per il presidente del Consiglio è un momento particolare: l'azione di governo mostra segnali di stanchezza, il Pdl appare logorato da liti interne e da violenti attacchi esterni (compresi quelli giudiziari). Allo stesso tempo lui non solo ha tenuto i consensi nelle settimane più critiche ma dopo l'attentato di Milano è addirittura cresciuto nei sondaggi. Nel frattempo, l'opposizione sembra aver ritrovato con Bersani la bussola. Certo, a sinistra i nodi da sciogliere sono tanti ma non c'è dubbio ormai che l'ex ministro dell'Industria sia l'uomo giusto. In questo quadro, cosa fare? Un premier "normale" andrebbe avanti sulla sua strada cercando di capitalizzare i consensi alle regionali. Un premier "folle" avrebbe l'audacia - senza rinunciare alla battaglia elettorale di marzo (seppur con toni più moderati) - di alzare la posta in gioco e mettere la propria firma sull'agenda delle tanto attese riforme. La discesa in campo di Berlusconi, nell'ormai lontano 1994, avvenne per tante ragioni e finalità. L'obiettivo politico più alto era però quello di realizzare una vera e propria "rivoluzione liberale". Modernizzare le istituzioni e innovare il sistema fiscale riducendo le tasse degli italiani: questa era la "mission" non solo della nascente Forza Italia ma di quella che, più largamente, andava proponendosi come la Seconda Repubblica. Come sia andata poi in questi ultimi quindici anni lo sappiamo tutti. E un pizzico di follia deve averci contagiato se ancora non ci siamo arresi e continuiamo a sperare in un colpo di ali. Andare in Parlamento, al Senato dove si inizia a discutere della riforma costituzionale, riprendere il ragionamento con il quale quest'ultimo governo Berlusconi ha ottenuto la fiducia, sarebbe un tributo proprio a tutti quei folli che scommettono ancora sul cambiamento. Per il Cavaliere si tratterebbe di un'ultima, ragionevole, lucida e geniale, follia. In Parlamento e nel Paese sarebbe elogiato, e non poco.