Fiumicino, controlli su tutti i passeggeri
Terrazza Roma. Primo piano del terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino. Tra le toilette e il ristorante bar «Autogrill», c'è una porta in metallo con su scritto «Staff only». Vincere il timore è un attimo e con malcelata nonchalance siamo dentro. Il terrore che scatti qualche allarme dura un secondo e poi ci si incammina. Nessuno ti ferma, nessuna telecamera ti segue, nessuna sirena scatta. Pochi metri e siamo di fronte agli uffici direzionali di Air France e Iberia. Qualche passo e siamo proprio di fronte una scala che porta alle cosiddette «baie», i locali dove vengono caricati i bagagli. Raggiungerli non sembra impossibile, ma ci fermiamo. Ecco quanto è difficile entrare nelle aree off limits del Leonardo Da Vinci. Nel giorno che segna un nuovo allarme-terrorismo, tra controlli-fiume e stato di allerta numero 3, il più alto dopo l'attentato in corso, la dimostrazione che non sarebbe poi così arduo, per chiunque, arrivare dove è proibito e, soprattutto, pericoloso. Una tranquillità illusoria quella dei terminal dello scalo capitolino. Il vero caos anche ieri c'era ma soprattutto tra i gate, con le lunghe code ai controlli passaporti e ai varchi dove regna ancora la regola dell'ispezione totale: ovvero i controlli non vengono effettuati solo sul 30% dei passeggeri, come avviene il resto dell'anno, ma sul 100%, insomma su ogni singolo individuo. Con le conseguenze ovvie per i viaggiatori che, preparati, arrivano ormai quasi tre ore prima dell'imbarco effettivo, pronti ad essere scandagliati da ogni genere di apparecchio. Ispezioni necessarie e microscopiche che hanno determinato soprattutto ieri mattina una serie di ritardi nei voli. I principali si sono registrati ancora per gli imbarchi per i voli definiti «sensibili», quelli diretti negli Stati Uniti, per Israele e Gran Bretagna, tutti concentrati nel terminal C5. In ritardo di quasi due ore il volo in arrivo dell'American Airlines da New York, un'ora e mezza quello da Miami e 45 minuti da Newark, entrambi di Alitalia; stesso discorso per i voli in partenza per gli Usa, tutti con ritardi tra i 50 e i 70 minuti. Aumentati sì dunque i controlli, ma non i «controllori». Perché invece di crescere il numero delle forze dell'ordine dell'aeroporto di Fiumicino, negli ultimi due anni è anzi diminuito. Un esempio. Si è passati dai circa 1000 agenti del 2008 in forza alla Polaria, la Polizia di Frontiera, agli attuali circa 700. Una carenza che in questi giorni di emergenza si fa ancora più sentire. Secondo le stime che raccontavamo solo due anni fa, sarebbero 3700 gli addetti alla sicurezza del Da Vinci: metà sono forze di polizia, metà sono gli addetti delle società di sicurezza privata. A fronte delle quote toccate in questi giorni, con circa 115 mila passeggeri al giorno secondo le stime aeroportuali, sembrano davvero pochi.