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Droni e forze speciali in campo La guerra è già cominciata

Yemen, un soldato staziona davanti all'ambasciata degli Stati Uniti a San'a

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Impossibile aprire un altro fronte. Gli Stati Uniti non vogliono ripetere altri errori nello Yemen. Ecco che dopo la chiusura delle ambasciate, Washington e Londra, studiano una strategia di «operazioni mirate» per eliminare le centrali del terrore di Al Qaeda che si sono stabilite nello Yemen. Che i timori siano seri, molto seri, lo conferma il consigliere antiterrorismo della Casa Bianca John Brennan ai talk show domenicali, convinto che i militanti islamici pronti ad attaccare siano centinaia. Secondo Brennan «ci sono indicazioni in base alle quali Al Qaeda nella Penisola Arabica sta pianificando uno o più attacchi a Sanaa, anche contro la nostra ambasciata ed il suo personale. Non vogliamo prendere nessun rischio con le vite dei nostri diplomatici e le altre persone che lavorano nella nostra rappresentanza». Fatto sta che gli Stati Uniti sono intenzionati ad intensificare il proprio impegno nello Yemen, dove l'anno scorso erano stati investiti poche decine di milioni di dollari soltanto, contro i miliardi destinati all'Afghanistan, considerato fino a poco fa la culla principale del terrorismo islamico. Il Pentagono spenderà più di 70 milioni dollari nei prossimi 18 mesi, e l'utilizzo di squadre di forze speciali, per addestrare ed equipaggiare i militari yemeniti, le forze di sicurezza del ministero dell'Interno e della guardia costiera. A dimostrazione della valutazione della minaccia, la Cia già da alcuni mesi ha raddoppiato il numero dei propri agenti nello Yemen. Per coordinare le prossime mosse viaggio-lampo sabato a Sanaa del generale americano David Petraeus, il numero uno del CentCom di Tampa in Florida, responsabile per i conflitti in Iraq e in Afghanistan. Nella capitale Petraeus ha incontrato in particolare il presidente Ali Abdullah Saleh, e ha poi informato dei colloqui Brennan, che a sua volta ha informato Obama, che oggi torna alla Casa Bianca dopo qualche giorno di riposo alle Hawaii. E domani vertice a Washington con i direttori delle agenzie di sicurezza per affrontare il nodo delle falle nel sistema dopo il mancato attentato a bordo dell'airbus Amsterdam-Detroit. Il gruppo di Al Qaeda della Penisola arabica ha rinnovato le sue minacce agli Stati Uniti dopo il raid di metà dicembre nella zona di Arhab a nord della capitale Sanaa quando 34 militanti di Al Qaeda furono uccisi e 17 catturati. L'operazione svolta sul terreno da forze speciali yemenite e saudite era stata preceduta da un bombardamento aereo compiuto da jet americani. In quell'occasione un comunicato dei leader di Al Qaeda nello Yemen avevano minacciato che «il sangue versato da donne e bambini non sarebbe stato senza vendetta». Così almeno un centinaio di estremisti sono pronti a lanciare un attacco contro la stessa capitale dello Yemen. Altrettanti sono invece addestrati per compiere attentati all'estero. A queste «macchine di morte» danno la caccia i droni Usa. E fu proprio nello Yemen nel 2002 che un drone uccise sei estremisti, prima volta in assoluto dell'utilizzo dei velivoli senza piloti per «omicidi mirati» di terroristi. Mau.Pic.

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