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Lanfranco Palazzolo «Perluigi Bersani vuole fare le riforme, ma deve evitare di pensare che i provvedimenti per disinnescare il conflitto fra giustizia e politica siano leggi ad personam».

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SenatoreQuagliariello, questi sono giorni importanti per discutere di riforme. Ma il dibattito non ha fatto significativi passi avanti. «Il silenzio non fa male al confronto. È meglio tacere che fare dichiarazioni di convenienza. La mia convinzione è che le riforme debbano essere fatte in Parlamento, e per questo è opportuno avere il tempo per i necessari approfondimenti. Se ci sono dei contatti tra le forze politiche è bene che siano discreti, almeno fino a marzo, perché sarebbe poco producente cimentarsi in un percorso di riforme condivise durante la campagna elettorale per le regionali. Se in questa fase si rafforzeranno alcune convinzioni, dopo le elezioni sarà possibile iniziare un serio confronto». Cosa pensa degli attacchi di Luigi De Magistris contro Berlusconi? «Le dichiarazioni come quelle di De Magistris lasciano il tempo che trovano: sono inutilmente violente. Se si vogliono fare le riforme è comunque necessario avere i nervi saldi, anche perché lungo il cammino ci saranno inevitabilmente momenti di scontro più aspro». Il distacco del Pd dall'Idv è un elemento catalizzante per la realizzazione delle riforme? «La prima riforma da fare è quella sulla giustizia. Fino a quando non si risolve quel nodo il clima sarà sempre avvelenato. Lo dimostra anche la vicenda di Giuseppe Graviano. Non mi pare che su questo tema si possa tentare il dialogo con l'Idv. Le dichiarazioni degli esponenti di questo partito rendono automaticamente l'Idv come il braccio armato di una piccola fazione della magistratura che vede nel suo ruolo una funzione militante». Nel Pd esiste una solida corrente dipietrista? «Non credo che nel Pd esista una corrente dipietrista. In questo partito il dibattito interno non riesce ad arrivare a temi unificanti. Lo dimostra la polemica sulla candidatura alle elezioni regionali in Puglia». Perché avete abbandonato l'opzione delle riforme a colpi di maggioranza? «Questa strada non ha portato a nulla. Inoltre, il presupposto di una rivoluzione liberale è il riconoscimento reciproco delle parti che diventano le protagoniste del nuovo sistema politico. In alcuni paesi dove esiste una religione civile consolidata questo è un equilibrio ordinario. In altri, questa condizione si realizza facendo le riforme insieme. È accaduto in Francia nel passaggio dalla IV alla V Repubblica; in Spagna dopo la fine del franchismo nel 1975. Auguriamoci che accada anche in Italia». Ha capito cosa pensa il segretario del Pd Bersani sulle riforme? «Bersani deve tener conto di alcune propensioni presenti nel suo partito, ma non può farsi sommergere da queste. Io credo che lui abbia voglia di fare le riforme. Deve fare semplicemente uno sforzo per non confondere le iniziative per disinnescare il conflitto tra giustizia e politica come dei provvedimenti ad personam».

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