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Carnevalate e minacce già sentite

Luigi de Magistris

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Il calendario di Luigi De Magistris, europarlamentare del partito di Antonio Di Pietro, è impazzito. Sono appena trascorsi Natale e Capodanno, deve ancora arrivare la Befana ma l'ex magistrato si sente già negli ultimi giorni di Carnevale. E ha proposto sul suo blog un proprio "lodo", del tutto provocatorio, per risolvere di un colpo i problemi non solo e non tanto di Silvio Berlusconi, ma dell'intera collettività. Che sarebbe a suo avviso paralizzata dalla presenza dell'uomo sfuggito al proposito esposto nel 1994 da Di Pietro all'allora capo della Procura della Repubblica di Milano di "sfasciarlo" a modo suo, brandendo contro di lui manette e processi.   Il "lodo" di De Magistris, alternativo a quello del ministro della Giustizia bocciato a sorpresa in autunno dalla Corte Costituzionale, e a quelli che potrebbero prenderne il posto nei prossimi mesi in Parlamento per garantire al presidente del Consiglio il diritto di svolgere il mandato di governo affidatogli dagli elettori senza ostinati e sospetti intralci giudiziari, è l'espatrio. Sì, avete capito bene: l'espatrio. "Garantiamo a Berlusconi la possibilità di lasciare l'Italia senza conseguenze", ha scritto testualmente De Magistris riservandosi di chiarire, evidentemente prima che finisca il suo Carnevale, quale autorità in particolare possa o debba firmare il salvacondotto per il capo del governo sulla scaletta di chissà quale aereo destinato a chissà quale posto, magari in Tunisia, sulle orme del povero Bettino Craxi.   Delle cui vicende si è tornati a parlare proprio in questi giorni, avvicinandosi il decimo anniversario della sua morte. Chissà, all'estero con il salvacondotto del socio politico di Di Pietro, oltre che dai processi, il povero Berlusconi si potrebbe sentire al riparo anche da qualche altra aggressione del tipo di quella subita il 13 dicembre a Milano e prontamente attribuita dal partito di de Magistris alla responsabilità non tanto dell'aggressore quanto dello stesso Berlusconi. Che se la sarebbe cercata con quella strana mania di non lasciarsi sfasciare dal magistrato di turno, di governare e di continuare a riscuotere la fiducia e la solidarietà della maggioranza degli elettori. Belle pretese, quelle del presidente del Consiglio, azzardatosi per giunta in questi giorni a uscire di casa, a tornare tra la gente, e per giunta anche a parlare per telefono con il presidente della Repubblica per apprezzarne il messaggio televisivo di Capodanno. Che proprio per essere piaciuto a Berlusconi non è stato molto gradito dal partito di Di Pietro e de Magistris. Nell'Italia di Carnevale immaginata da de Magistris tutto tornerebbe a posto senza avere più Berlusconi tra i piedi. Essa tornerebbe "una Nazione democratica e civile", in cui gli elettori potrebbero finalmente votare solo per la cosiddetta Italia dei Valori dei due ex magistrati e per i partiti ad essa apparentati. Persino la mafia probabilmente diventerebbe definitivamente immune dalla tentazione delle stragi, visto l'allontanamento dell'uomo accusato dal presunto pentito Spatuzza di avere assecondato o addirittura ispirato quelle del 1992 e del 1993 per preparare e facilitare la propria irruzione nella politica: l'uomo che de Magistris non ha fatto in tempo ieri sul suo blog ad accusare di avere appena fatto sottrarre il boss Giuseppe Graviano ai rigori della carcerazione speciale per procurarsene la benevolenza, in vista del momento in cui egli potrà o dovrà essere interrogato per smentire, come ha già fatto il fratello Filippo, i racconti fatti dall'ex subordinato Spatuzza tirando in ballo l'uno e l'altro. De Magistris non ha fatto in tempo, ma ha provveduto direttamente Di Pietro a formulare insinuazioni sull'allentamento delle misure carcerarie a carico di Giuseppe Graviano, non credendo ch'esse siano semplicemente scadute per decorrenza dei termini massimi indicati dalla legge. Delle leggi e dei regolamenti, d'altronde, si sa l'uso che riescono a fare i magistrati di rito, diciamo così, dipietrista quando possono o debbono servire a raggiungere i risultati a loro graditi. Può darsi che alcuni esponenti della maggioranza abbiano ieri esagerato nel prendere troppo sul serio il Carnevale di de Magistris. Ma di certo esso non favorisce il rasserenamento del dibattito politico che il capo dello Stato è appena tornato a raccomandare. E rende ancora più anacronistici i rapporti d'alleanza con Di Pietro che molti nel principale partito di opposizione non intendono interrompere.  

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