Napolitano ora chiede meno tasse
Sono le riforme il pilastro attorno al quale ruota tutto il discorso di fine anno di Napolitano e che il presidente della Repubblica auspica siano al centro dell'azione di governo per il 2010. Accanto alle riforme istituzionali e della giustizia il Capo dello Stato mette, last but not least, quelle economiche a cominciare dal fisco. E per l'azione riformatrice, inevitabile il monito ad «agire in base all'interesse generale e senza bloccarsi in «sterili recriminazioni e contrapposizioni». Il presidente sprona il governo a tener fede all'impegno di mettere a punto la riorganizzazione del sistema fiscale. Quello del fisco è un appuntamento «assolutamente cruciale» e non si può quindi procedere «con rattoppi, ma con analisi e una proposta d'insieme»; come pure «insieme si deve affrontare il problema durissimo del debito pubblico». Napolitano chiede anche al Parlamento di portare avanti la legge sul federalismo fiscale. Il Capo dello Stato si è soffermato sullo scenario economico invitando a non abbassare la guardia. L'Italia non è ancora fuori dalla crisi economica; «c'è stata una pesante caduta della produzione e dei consumi, ce ne stiamo sollevando. Si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell'Italia ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi». Per il 2010, dice Napolitano, il rischio maggiore è la disoccupazione. La crisi si è abbattuta soprattutto su «centinaia di migliaia di lavoratori con tutele deboli o inesistenti» che hanno perso il posto perchè i loro contratti non sono stati rinnovati. «E indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile». Non solo. Napolitano sottolinea il persistere di un «elevato livello di disuguaglianza sociale e di povertà». Fa l'esempio dei lavoratori dipendenti le cui retribuzioni «hanno continuato ad essere penalizzate da un'alta pressione fiscale e contributiva». E c'è la situazione delle famiglie a basso reddito «in cui ci sono occupati in impieghi atipici, comunque temporanei». Occorre quindi uno scatto in avanti per affrontare in modo condiviso le riforme che «non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche, e da opposte pregiudiziali». Oltre ai temi economici ci sono quelli istituzionali e la giustizia. Napolitano indica la strada da seguire. «La Costituzione può essere rivista nella sua Seconda Parte. Può essere modificata, secondo le procedure che essa stessa prevede. L'essenziale è che siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e Parlamento, tra potere esecutivo, potere legislativo e istituzioni di garanzia, e che ci siano regole in cui debbano riconoscersi gli schieramenti sia di governo sia di opposizione». Quindi affronta il nodo dell'immigrazione che aggancia al concetto della solidarietà come «comprensione e accoglienza verso gli stranieri che vengono in Italia, per svolgere un onesto lavoro o per trovare rifugio da guerre e da persecuzioni». La politica quindi «non può abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia». Napolitano ha anche ricordato l'aggressione di cui è stato vittima Berlusconi come frutto delle «tensioni» della politica e lanciato l'appello «a tutti a contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, e contribuire a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico».