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Napolitano mette d'accordo tutti

Pierluigi Bersani

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Tutti compatti ad applaudire il presidente della Repubblica. Tutti concordi nello stabilire che sia giunto il momento di lavorare per rilanciare il Paese. Tutti concordi nel superare le tensioni e il clima di sospetto. Tutti tranne uno. La solita voce fuori dal coro. Il solito Antonio Di Pietro. L'autoelettosi difensore del Paese dal "diavolo" Berlusconi che anche questa vuole distinguersi. Concorda nel definire «il discorso di Napolitano condivisibile come tutte le dichiarazioni di buoni propositi. Sono improcrastinabili le riforme che garantiscano un futuro a questo Paese. Ci vogliono maggiori risorse per le fasce sociali più deboli e interventi economici strutturali seri». Ma nessuno si azzardi a pensare che il combattente partito dell'Italia dei Valori voglia minimamente spezzare una lancia in favore del governo. E allora, ecco pronta la sferzata: «Per quanto riguarda la riforma della giustizia il problema è sempre lo stesso: le riforme che vuole questo Governo sono solo ed esclusivamente norme per salvare Berlusconi dai suoi guai giudiziari, quindi processo breve, legittimo impedimento e il solito elenco di provvedimenti ad personam noti ormai a tutti. Insomma, su questo tema, non credo si possa parlare di clima di sospetto, ma di certezza, visto che questi provvedimenti sono già all'esame del Parlamento». A da qui ecco partire il solito appello al Capo dello Stato: «Sono sicuro che il Presidente della Repubblica saprà essere garante dei principi della Costituzione e che, questa volta, non firmerà questi orrori». Una dichiarazione che comunque rimane una stonatura rispetto all'armonia di commenti rilasciati dagli esponenti delle istituzioni e degli altri partiti. Tra i primi a dimostrare il proprio apprezzamento a Napolitano è proprio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, dopo aver seguito il discorso in tv ad Arcore insieme ad alcuni dei figli (tra questi Marina e Luigi) e agli amici più intimi, ha voluto telefonare al Capo dello Stato. Apprezzamento dimostrato subito dopo anche dal presidente del Senato, Renato Schifani («un messaggio che gli italiani, le Istituzioni e i partiti non potranno che apprezzare e fare proprio in tutti i suoi aspetti e richiami») e dal presidente della Camera, Gianfranco Fini: «Il Capo dello Stato si è reso interprete di quel sentimento sempre più diffuso nel paese, che auspica l'avvio di una nuova fase politica, e di riforme istituzionali, basata sul civile e democratico confronto delle opinioni. Ma anche dall'opposizione arrivano gli apprezzamenti. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dopo aver definito il messaggio «autorevole e chiaro che ha il suo cuore nell'esigenza di riforme sociali e istituzionali», ha voluto sottolineare la voglia di impegnarsi per un «ammodernamento delle nostre istituzioni secondo le linee che il Presidente ha tracciato con nettezza. Si lasci dunque il terreno sgombro da altri problemi e si dedichi il prossimo anno alle questioni cruciali che il Presidente ha indicato». Messaggio condiviso anche dal leader Udc che aggiunge: «Raccogliamo con convinzione l'appello del Capo dello Stato alla coesione nazionale: è necessario lavorare con fiducia e spirito di unità nazionale per uscire definitivamente dalla crisi economica e sociale». E se il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, si augura «che nel 2010 non si rinnovi quella campagna di odio che c'è stata negli ultimi mesi del 2009», la collega del Pd al Senato, Anna Finocchiaro aggiunge: «Mi ha fatto piacere che Napolitano abbia colto il fatto che si ritorni a confrontarsi sulle riforme e sulla comune intenzione di operare a larga maggioranza proprio dal Senato».

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