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Obama sempre meno pacifista

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Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama

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Dopo avere scoperto che i servizi segreti da lui pesantemente colpiti - con le accuse di eccessiva rigidità contro i terroristi - sono in mano a dilettanti, Obama poteva fare di tutto, tranne una cosa. Ma farà proprio quella: bombarderà lo Yemen. Pazzesco, farsesco, se non fosse tragico: perfetta ripetizione a carta velina del suo predecessore democratico Bill Clinton che dopo gli attentati di Nairobi e Dar es Salaam nel 1998, bombardò Baghdad e… una fabbrica di medicinali di Karthum, in Sudan. Pure, i fatti sono chiari: la Cia di Obama non funziona più. I servizi yemeniti l'avevano avvisata che un nigeriano di al Qaeda si preparava a fare un attentato e addirittura i genitori di Umar Farouk Abdul Muttalab, il terrorista dal plastico nelle mutande, l'avevano avvisata che il figlio era un terrorista. Niente, nessuno a Langley ha fatto niente, nessuno ha fatto due più due, a drammatica conferma che con Obama presidente ci si occupa più di liberare terroristi da Guantanamo e di garantire i loro diritti che a impedire che facciano attentati. Scopertisi indifesi, negli Usa è scattata subito la psicosi, Times Square prima dei botti di Capodanno sembrava Baghdad, quanto era desertificata e presidiata per un allarme bomba. Ma Obama, rassicura: bombarderò lo Yemen! Atto demenziale, perché i casi sono due: o Obama sa dove sono gli accampamenti e le basi di al Qaeda, e allora non si capisce perché non li abbia già bombardati, oppure tira a indovinare, punta sul "gesto" sulla "azione dimostrativa" e allora è un incosciente. Il dramma è che tutta, assolutamente tutta la impostazione del "nuovo rapporto con l'Islam", quindi col terrorismo islamico, che Obama illustrò al mondo nel suo sciagurato discorso del Cairo del 4 giugno scorso si è dimostrata fallimentare e sbagliata. L'Iran sta rispondendo con le forche e con la costruzione della bomba atomica alla sua mano tesa; in Iraq, la decisione di accelerare il ritiro delle truppe Usa, la prospettiva della fine della loro garanzia di sicurezza, sta favorendo una ondata di attentati quale mai vi era stata dal Surge del generale Petraeus voluto da Bush (contro cui Obama votò al Senato); il Pakistan, vera fucina di terroristi e terrorismo, nei suoi vertici militari, è sull'orlo dell'implosione politica; in Afghanistan la scelta, giusta, di aumentare le truppe è arrivata dopo 4 lunghissimi mesi di tergiversazioni che hanno dato spazio ai Talebani; in Palestina, infine, persino Abu Mazen ormai prende in giro Obama dicendo che si è scordato che il Medio Oriente esiste. Ma c'è di più e di peggio, oltre a questa totale evanescenza strategica, a questa incredibile incapacità di prendere atto che la "strategia del dialogo" è fallita e che è necessario una strategia alternativa, che non sia quella dei bombardamenti dimostrativi. C'è la constatazione oggettiva dei danni che Obama ha fatto al sistema difensivo degli Usa con la sua volontà di "trasparenza", con i suoi attacchi a "metodi illegali". E' infatti evidente che gli incredibili svarioni che hanno permesso l'attentato -fallito solo per un caso- al volo Delta, hanno un'origine precisa: gli agenti della Cia non si sentono più protetti -come si sentivano con Bush- nella "mission" di contrasto duro e tenace al terrorismo. Badano più a pararsi da accuse di soprusi e violazioni della privacy che a catturare terroristi. Sanno, come ormai purtroppo sappiamo tutti, che il Commander in Chief ha idee confuse e legalitarie e questo gli ha garantito la beffa del Nobel per la Pace (chissà che ne pensano in Yemen?), ma ha conseguenze disastrose per la sicurezza degli Usa e del mondo.

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