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Vegas: nel 2010 riforma del fisco e meno tasse

Il viceministro dell'Economia Vegas

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«La riduzione delle tasse? Per gennaio è un po' presto ma di sicuro il 2010 sarà l'anno delle riforme e quindi anche di un nuovo fisco. Il gettito dello scudo fiscale ci consente di avere una maggiore serenità per valutare la possibilità di ridurre la pressione impositiva ma per farlo occorre un confronto con le parti sociali perché è necessario contestualmente tagliare la spesa». Giuseppe Vegas, viceministro dell'Economia, parla di «grande risultato» per l'operazione dello scudo fiscale ma invita anche alla cautela quanti si stanno affrettando a dire che ora si possono ridurre le tasse. Che impatto avrà il gettito dello scudo fiscale sui conti pubblici? «È un grande successo. Non è solo importante quanto è stato incassato ma il fatto che i rimpatri effettivi entrano nel circuito del reddito nazionale e si recupera la quota di pil persa con la crisi». Questo vuol dire che si va in pari con l'effetto crisi? «Ovviamente non è la stessa cosa ma gran parte dei soldi rimpatriati saranno usati per ricapitalizzare le imprese e ridare ossigeno al tessuto economico del Paese». Quindi c'è spazio per ridurre le tasse? «Questo lo vedremo. Quello dello scudo fiscale è un gettito una tantum non ha un effetto permanente ma se questi soldi rientrano nel circuito del reddito e le imprese riprendono a investire, il pil cresce e consente di valutare la possibilità di abbassare le imposte. E comunque permette di pensare con maggiore serenità all'ipotesi di avviare la riforma fiscale attraverso la semplificazione del modello impositivo». A gennaio, dopo la pausa natalizia ci potrà essere qualche bella sorpresa per i contribuenti? Ad esempio una sforbiciata all'Irap e all'Irpef? «Agire sul fisco a gennaio è un po' presto. Prima bisogna valutare gli effetti dello scudo e come i soldi rimpatriati vengono utilizzati e che effetti si hanno nel circuito del reddito. La riduzione delle tasse è un'operazione culturale che necessità di un confronto con le parti sociali. Non si possono fare misure spot. E poi tutti gli interventi del settore fiscale non sono gratis. Il che significa ridurre spesa e per questo ci vuole consenso. Con lo scudo fiscale non è cambiato il mondo, non avrebbe senso fare annunci di rivoluzioni copernicane mentre bisogna affrontare i problemi con gradualismo».   Ma una valutazione sui tempi si può fare o no? «Il probabile miglioramento del pil consente di essere più sereni ma per abbassare le imposte bisogna riconsiderare le spese. Quanto ai tempi il 2010 è l'anno giusto per fare le riforme istituzionali e anche quelle fiscali. La situazione è favorevole: si esce dalla crisi, le elezioni politiche sono lontane e quindi si può intervenire senza l'angoscia del voto».   Quali saranno i pilastri della riforma fiscale? «Il modello è quello di Tremonti, ovvero riduzione del numero delle aliquote e uno spostamento pressione fiscale dalle imposte dirette alle indirette in modo da favorire le imprese nazionali». E il coefficiente familiare si fa? «Si presta a qualche difficoltà e sfavorisce le famiglie più povere. Per farlo seriamente costa troppo, circa una decina di miliardi».  

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