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Nel corso del 2009 chi scrive ha criticato Tremonti perché non ha trovato il giusto mix tra rigore e sviluppo dando priorità solo al primo.

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Quindiè giusto lodarlo e dirgli grazie, spiegando perché. Gli 80 miliardi rientrati in Italia per l'operazione «scudo fiscale» promettono un effetto salvifico nel 2010. Non tanto per i 4 miliardi di gettito aggiuntivo, come tassa in cambio di amnistia, ma per il potenziale effetto di ricapitalizzazione dell'economia italiana. Molti imprenditori con difficoltà di accesso al credito stanno impiegando i denari «scudati» per dare liquidità alle loro aziende così assicurandone la continuità e riducendo i licenziamenti. Le banche si stanno riempiendo di liquidità che permette loro sia di accelerare il risanamento dei bilanci sia di riconquistare quella capacità di erogare credito che avevano perso a seguito della crisi. In generale, se solo la metà di questi denari si riversasse nell'economia reale in forma di ricapitalizzazioni, investimenti e consumi potremmo attenderci un enorme effetto crescita nel brevissimo termine. Difficile fare stime oggi, ma c'è un potenziale di crescita del Pil di almeno il 4% nel 2010 grazie all'iniezione straordinaria di capitali. Invece di fare stimolazioni a debito, Tremonti ha pescato nella grande riserva del risparmio depositato dai cittadini italiani all'estero le risorse per accelerare una ripresa lenta perché non sostenuta dalla rapida ripresa della domanda globale e quindi del nostro export. Ha avuto un coraggio da leone. Nel passato le amnistie fiscali sono state deludenti sul piano dei ricavi. L'operazione «scudo fiscale» è stata inizialmente criticata come disetica, esponendo il ministro ad un rischio di doppio fallimento, tecnico e morale, la fine di una carriera. Ma è andato avanti comunque, dimostrando forte determinazione. O così o non ci sarebbero stati soldi in Italia per sperare. Ora i soldi sono arrivati. Ci vorranno altre misure per permetterne il flusso dai conti bancari agli impieghi utili per la crescita, ma è argomento di domani. Oggi va sottolineato il successo di aver reperito capitali non a debito, in quantità tali da produrre un effetto sistemico, in un momento dove nel mondo non ce ne sono. Francia e Germania stanno guardando con interesse, e con invidia, al successo di Tremonti e dell'intero governo italiano che ha sostenuto una misura politicamente non facile. Inutile farla lunga: bravi. Ma proprio per questa bravura dimostrata ora c'è l'aspettativa di altri successi. Se si trova il modo di far fluire un massimo di capitali scudati nell'economia reale, facendola crescere a «boom», vi sarà una leva concreta per tentare una detassazione sostanziale, questa misura di salvazione strutturale e non solo contingente. Se Tremonti la tenterà saremo con lui.

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