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Scatta la vertigine dei saldi

Saldi

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Vi siete appena svenati per i regali natalizi? Ora potete mangiarvi le mani: tra pochi giorni, con contorno di polemiche, sospetti e vertigine da shopping scattano i saldi invernali. Pronti dunque ad affrontare file interminabili e a tacere a voi stessi - pena la gastrite - che quello stesso articolo l'avete pagato, nella frenesia di piazzarlo sotto l'albero, quasi il doppio. Non solo: il vostro umore potrebbe ricevere colpi decisivi dalla sensazione di essere sempre e comunque sull'orlo di una colossale fregatura, anche se spessissimo non è così. Ma sarà bene dare una controllatina a quel capo che sembra di pura lana vergine, ma potrebbe essere, invece, di materiale riciclato. Certo, senza arrivare ai limiti di quella famosa gag di un vecchio film di Alberto Sordi, dove in un atelier di alta moda capitava di vedersi rifilare abiti in "lana mortaccina", quella delle "pecore malate". Ma non si sa mai. Comunque sia, la libidine dei saldi è irrefrenabile: e anche se il portafoglio è più leggero, l'effetto terapeutico sull'umore dovrebbe essere assicurato. Gli esercenti ci credono, o almeno ci sperano: se tutto andrà per il verso giusto, il giro d'affari sarà di 6,1 miliardi di euro, pari al 21% del fatturato totale del settore. Che per le tasche degli italiani vuol dire circa 400 euro di spesa media a famiglia, 174 euro a persona. La stima è di Confcommercio, che punta sulle tradizionali svendite di fine stagione per ridare fiato al settore dell'abbigliamento: «Speriamo in una stagione del saldi moderatamente positiva», spiega Renato Borghi, presidente di Federmoda/Confcommercio. Ma le associazioni dei consumatori smorzano subito gli entusiasmi: solo il 50% delle famiglie farà acquisti, non si supereranno i 130 euro di spesa a testa. Intanto tutto è pronto nei negozi per il via ufficiale alle svendite: si parte il 2 gennaio a Roma, Napoli, Bologna, Milano e Palermo. A seguire Trieste (3 gennaio), Torino (5 gennaio), e via via tutti gli altri, fino ad Aosta. I negozianti continuano comunque a puntare sui saldi. Anche se, ad una lettura attenta, le stime di Confcommercio per quest'anno risultano essere inferiori a quelle diffuse alla vigilia delle svendite invernali di inizio 2009, quando i commercianti si aspettavano un giro d'affari di circa 7 miliardi. Andrebbe ancora meglio, sostengono i commercianti, se le date di inizio dei periodi di svendita fossero unificate: l'87,2% dei negozianti, secondo una ricerca Format-Confcommercio, è favorevole ad una data unica nazionale. Opinioni opposte nei confronti delle ipotesi di liberalizzazione dei periodi in cui applicare gli sconti. Il 70% dei commercianti la vedono come il fumo negli occhi, e in particolare il 55,2% pensa che «non porterebbe ad un aumento dei consumi e a maggiori vendite». Assolutamente contrari alla liberalizzazione anche gli associati a Confesercenti: «sarebbe la fine dei saldi - sostengono - con un forte danno perchè le vendite di fine stagione rappresentano più del 24% del fatturato totale per abbigliamento e calzature». Di parere diametralmente opposto le associazioni dei consumatori. Per Adusbef e Federconsumatori sarebbe stato meglio anticipare i saldi, «vista la grave situazione economica e la drastica riduzione del potere d'acquisto delle famiglie». L'Adiconsum si spinge più in là: la normativa sui saldi di fine stagione è «superata» e ne vanno «liberalizzate le date». Per il Codacons solo il 50% circa delle famiglie farà acquisti, e non si andrà oltre la media pro-capite di 130 euro. In controtendenza solo le previsioni dell'Adoc, secondo cui per la prima volta le vendite di fine stagione aumenteranno del 4,2%. Anche se a fare davvero boom, avverte l'associazione, saranno i supersconti applicati sulle vendite online. E lì, piantati davanti al computer, almeno le code dovrebbero essere evitate. Ma chissà.

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