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Pressing su Tremonti per ridurre le imposte

Il ministro Giulio Tremonti

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Il pressing su Tremonti è già cominciato. E precisamente è iniziato da quando nella conferenza stampa di fine anno, il ministro dell'Economia ha messo le mani avanti dicendo che il maggior gettito dello scudo fiscale dovuto alla proroga fino al 30 aprile 2010 non servirà a fare «rattoppi». Ciò significa non dare per scontati gli incentivi sull'auto che dovrebbero entrare nel decreto di gennaio e tantomeno ipotizzare un taglio dell'Irap e l'estensione degli sgravi Irpef per le famiglie. Il ragionamento di Tremonti non fa una grinza: il ministro dice che la crisi ha fatto aumentare il debito perchè ha portato una tassa di 10-15 miliardi in termini di maggiore spesa per interessi. Inoltre siccome non si possono ridurre le spese sociali, tagliare le tasse significherebbe aumentare il disavanzo. Il discorso fila liscio ma non ha tenuto conto delle esigenze della politica. Attorno a Berlusconi e nel governo cresce il partito di quanti ritengono che sia arrivato il momento di avviare la «fase due» della legislatura; ovvero archiviato il periodo della crisi nera, le prospettive più rosee consentirebbero di passare a quanto promesso nel programma, cioè la riduzione delle imposte. Berlusconi che finora ha assecondato Tremonti, anche se con qualche mugugno, ora parrebbe più sensibile a quanti gli suggeriscono di agire sulle tasse. A indurlo su questa strada sono due fattori: le Regionali alle porte e la possibilità di agganciare le riforme economiche a quelle della giustizia in modo da convincere la sinistra riottosa. Le misure sul tappeto ci sono già. In cima alla lista c'è il coefficiente familiare che prevederebbe inizialmente la deduzione di mille euro per ogni membro del nucleo familiare con la possibilità poi di salire fino a cinquemila. Altro intervento quello del taglio dell'Irap, togliendolo dal monte salari per le imprese che hanno meno di 50 addetti e in maniera commisurata all'entità del personale per organici superiori. Quindi la cedolare secca sugli affitti; un'aliquota del 20% per i proprietari di immobili e la possibilità per gli inquilini di detrarre mille euro l'anno. La sinergia di interessi renderebbe appetibile la misura e farebbe emergere il nero. Ma non ci sono solo gli interventi fiscali. Tremonti ha congelato anche il prolungamento degli incentivi per l'auto. Questa misura è strettamente legata all'andamento della vertenza tra la Fiat e i sindacati sul futuro dello stabilimento di Termini Imerese. Eventualmente gli incentivi riguarderebbero il Gpl e il metano, cioè veicoli ecologici. Le risorse da convogliare a questo obiettivo sarebbero circa 300 milioni, quindi meno di quelle precedenti. L'ipotesi sul tappeto è di allargare gli incentivi anche al comparto degli elettrodomestici e alle cucine, escluse quelle di lusso. Questi richiederebbero circa 100-150 milioni di euro. Attualmente sono previste detrazioni fiscali del 20% per l'acquisto di elettrodomestici fino a un massimo di 10 mila euro purchè però rientrino nella ristrutturazione edilizia. C'è l'ipotesi pure di incentivi per le macchine utensili alle quali andrebbero 100 milioni di euro. Tutto però è legato all'esito dello scudo fiscale che dovrebbe portare nelle casse statali circa 5 miliardi di euro. Al momento Tremonti non si è sbilanciato sull'uso che se ne farà e quindi tutti gli scenari sono aperti.

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