Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Nigeria, Turchia e Africa le "nuove rotte" nel mirino

Aumenano i controlli negli aeroporti americani

  • a
  • a
  • a

Nemmeno la corda per saltare di una bambina di 10 anni è scampata ai rigidi controlli dei varchi aeroportuali. I manici in metallo hanno fatto scattare l'allarme dei detector allo scalo londinese di Heatrow e così niente più gioco per la piccola passeggera. «Abbiamo fatto la fila per oltre un'ora per imbarcarci - spiega la mamma, Sara Piozzo, diretta a casa in Campania e appena atterrata dalla Gran Bretagna a Fiumicino - Praticamente sono durati più i controlli del volo. Non è stato semplice spiegare a mia figlia perché non poteva tenere la sua corda. Ho dovuto prometterle di comprargliene una nuova». Viaggiare ai tempi del terrorismo internazionale non è facile. Il livello di attenzione 3 all'aeroporto Leonardo Da Vinci vige ormai da tre giorni ed è scattato subito dopo l'attentato sul volo Delta per Detroit negli Stati Uniti: è il più alto subito dopo quello dell'attentato in corso, che si traduce in controlli personali e sul bagaglio per ogni singolo passeggero. In poche parole vuol dire che, se prima qualche cinta o fermaglio per i capelli poteva provocare una scrollata di spalle nell'addetto alla sicurezza, ora persino un bottone non è tollerato. Gli occhi delle forze dell'ordine sono puntati soprattutto sui cosiddetti «voli sensibili», come Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele e Russia, ma non solo. Il pericolo può venire anche dalle tratte a rischio immigrazione clandestina, Nigeria in particolare ma anche Turchia e nord-Africa, paesi di provenienza dei possibili attentatori che, seppur privi di documenti in regola, tentano di entrare nell'area Shengen per poi «dirigersi» verso il vero obiettivo. Una dimostrazione della «vivacità» delle tratte sono i 370 arresti della Polizia di Frontiera effettuati solo nel 2008 nel campo dell'immigrazione clandestina. Un lavoro, quello delle forze dell'ordine dello scalo, che dunque non si limita ai momenti di «emergenza», anche se in questi giorni la loro presenza è solo più in luce. Ieri sono stati passati al setaccio dagli agenti persino i secchi dell'immondizia posizionati appena fuori dalle porte, gli unici presenti in tutta l'area dell'aeroporto. Fra i passeggeri c'è chi, tra i più timorosi, si sente rassicurato dalla visibilità di divise e mitra, e chi invece con fatalismo affronta il volo proprio verso una delle mete «calde». «Sapevamo che i controlli sarebbero stati lunghi, quindi siamo qui ben due ore e mezza prima del decollo - racconta Maria Grazia Tomaselli, diretta a New York con il volo delle 14.30 e già in fila al check-in alle 12 - È il viaggio della vita, non ci avremmo rinunciato per nulla al mondo. Non ho paura ma di certo il pensiero c'è». «A noi tolgono anche le limette per le unghie e poi uno imbottito di liquidi infiammabili sfugge ai controlli - le fa eco il suo compagno di viaggio Cristiano De Cosimo - La sensazione è che alla fin fine nessuno è veramente al sicuro». «Non solo abbiamo aumentato i controlli, dal 30 al 100%, - rassicura il direttore dell'aeroporto di Fiumicino Vitaliano Turrà - ma vigiliamo anche sulle compagnie aree in modo che facciano rispettare le regole alle loro società di sicurezza. Ma c'è sempre da migliorare. Dobbiamo anche stare al passo con le nuove strategie del terrorismo. Ogni nuovo progetto, ogni nuova macchina, dall'analizzatore di scarpe allo snuffer, sono i benvenuti». Insomma in Europa e negli Stati Uniti, le tecnologie avanzano per far fronte alle nuove minacce ma la falla, se c'è, potrebbe annidarsi proprio negli scali minori o di scambio, come quelli africani o asiatici.

Dai blog