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La repressione non ferma la rivolta

Scontri in Iran

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È ufficiale anche per il governo iraniano: il bilancio dei due giorni di manifestazioni e di scontri di piazza è un bilancio davvero pesante. Almeno quindici i morti e centinaia gli arresti, molti dei quali hanno svuotato le file dell'opposizione. Nonostante questa ammissione restano, però, molti buchi neri da chiarire. Innanzitutto, sull'identità delle vittime, definite dalle autorità di Teheran persone "appartenenti a gruppi anti-rivoluzionari" e "terroristici". Il vice comandante delle Forze Armate iraniane, il generale Massoud Jazayeri, su PressTv, ha parlato invece di "un piccolo gruppo di vandali che ha agito in un giorno di lutto", tentando di minimizzare quanto è accaduto. Quel che è certo è che quella di domenica è stata percepita da molti, in Iran, come la sfida più dura al governo, alle forze dell'ordine e ai Basiji che, in più di una occasione, sono sfuggiti per un pelo alla folla. Con questa nuova certezza, ieri le strade si sono riempite nuovamente di manifestanti, scandendo slogan ormai sempre più espliciti e violenti contro l'ayatollah Ali Khamenei e il presidente Mahmoud Ahmadinejad. Le notizie sono giunte anche in questo caso dai siti e dai blog riformisti, ma con meno facilità rispetto ai giorni scorsi, a causa delle limitazioni ancora più rigide imposte alle comunicazioni. Stando alle testimonianze giunte fin qui, tuttavia, l'atmosfera sembra essere tornata tesa come nei giorni che hanno seguito le elezioni di giugno. Le comunicazioni telefoniche sono di nuovo problematiche, così come i collegamenti ai canali satelittari. I tentativi di tagliare fuori quella parte della popolazione più giovane e attiva, che usa le nuove tecnologie per mettersi in contatto con il resto del mondo e che rappresenta l'opposizione più salda all'attuale regime, fanno il paio con le notizie della chiusura di alcune stazioni metropolitane (come Mofatteh e Hafte tir) e della scomparsa dall'ospedale del cadavere di Seyed Ali Mousavi, nipote di Mir Hossein Mousavi, ucciso domenica. Anche se l'agenzia ufficiale Irna ha assicurato che la salma è trattenuta "per l'autopsia e l'inchiesta giudiziaria", resta il dubbio che si vogliano evitare ulteriori manifestazioni commemorative. La morsa si è stretta anche sull'opposizione, con una serie di arresti di personaggi legati all'attuale leader dell'Onda Verde e all'ex presidente riformista Mohammad Khatami che, già domenica, era stato assalito durante un discorso a porte chiuse da un gruppo di sostenitori del governo. Nella rete, potrebbe essere finito anche Ebrahim Yazdi, vice primo ministro e ministro degli Esteri nel primo governo dopo la rivoluzione del 1979. Di fronte ai nuovi eventi, forse i più gravi dopo un periodo in cui la vita degli iraniani sembrava essere tornata ad una apparente normalità, è tornata a farsi sentire la dura condanna di Unione Europea, della Farnesina e della Russia per le violenze in corso nella Repubblica islamica e per la violazione "dei diritti universali", proprio mentre al Palazzo di Vetro si attende la risposta di Teheran sul dossier nucleare.

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