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«Con l'Arva si può avere una speranza in più di salvezza»

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AndreaSalmeri, direttore del Centro di addestramento alpino della Polizia di stato di Moena, riassume così quel che è accaduto in Val Lasties, riferendosi ai due turisti friulani. A Moena, il suo Centro addestra i poliziotti del servizio di sicurezza sulle piste e collabora con il soccorso alpino. I suoi uomini hanno accompagnato sugli sci, in tempi diversi, dal re di Norvegia a quello di Giordania, da Giovanni Paolo II a Romano Prodi a Franco Frattini. Il messaggio che Salmeri vuole ribadire è che la montagna va avvicinata prendendo tutte le precauzioni. Ed evitata se i rischi sono troppi. Insomma «mai osare troppo», come sottolinea il vice-presidente nazionale del Corpo nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, Valerio Zani. Con ogni probabilità i due escursionisti friulani hanno osato troppo. Spiega Salmeri: «Si sono avvicinati a una zona fuori pista, in un periodo di forti escursioni termiche che hanno creato una superficie a rischio». In queste condizioni è meglio evitare le escursioni, «bisogna prima dare tempo alla neve di stabilizzarsi». Grande attenzione, aggiunge Zani, va prestata sempre «ai bollettini nivo-meteorologici e di rischio valanghe». E «se non si conosce la zona, meglio chiedere informazioni alle guide alpine locali o farsi accompagnare». Al primo posto tra i consigli di Salmeri e Zani, c'è quello di «portare sempre con sé l'Arva, lo strumento di radiotrasmissione che consente la localizzazione sotto la neve. Questo ausilio può salvare la vita, va "indossato" sempre quando si esce dalle piste battute, sia con gli sci che con altra attrezzatura e va portato da tutti, non solo da uno dei componenti del gruppo. Importante controllare che abbia le pile cariche e ricordare di accenderlo alla partenza». Mar. Coll.

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