Video del soldato Usa per chiedere lo scambio
Ilfilmato, di 36 minuti e tecnicamente assai avanzato, mostra il militare 23/enne sostanzialmente in buona salute, a volte in uniforme e occhiali scuri, a volte con la tradizionale tunica afghana. Il tutto accanto a scene di guerra e ad immagini che ricordano le torture inflitte ai prigionieri islamici in varie carceri statunitensi. In tono fermo e pacato, il soldato dice di «non essere stato maltrattato» dai suoi rapitori. Sostiene che «solo la nostra cecità ci impedisce di vedere gli errori che stiamo commettendo» e assicura che «questo diventerà un altro Vietnam, a meno che gli americani non decidano di sollevarsi per mettere fine a una simile sciocchezza». È il secondo video di Bergdahl (catturato nella provincia settentrionale di Paktika lo scorso 30 giugno) che i talebani diffondono a fini propagandistici, dopo quello dello scorso luglio in cui lo si vedeva molto intimorito e incerto. Da parte sua la famiglia ha diramato attraverso i canali militari una sintetica dichiarazione rivolta al giovane in cui chiede a chi lo tiene prigioniero di «lasciar tornare a casa il nostro unico figlio» prima di rivolgersi a lui con una semplice frase: «Ti amiamo e crediamo in te. Sii forte». L'Isaf, la Forza a guida Nato in Afghanistan ha definito il video «un atto orribile che sfrutta un giovane soldato che è stato evidentemente costretto a leggere una dichiarazione preparata prima». «Diffondere questo filmato il giorno di Natale - si dice ancora - è un affronto alla famiglia di Bergdahl, che è profondamente preoccupata, e ai suoi amici; è un atto che dimostra disprezzo per le tradizioni religiose e gli insegnamenti dell'Islam». «Continueremo le ricerche di Bowe Bergdahl - conclude il comunicato - e gli sforzi per garantire la sicurezza degli afghani e dei partner della nostra coalizione». Nessun accenno viene fatto alla proposta di scambio di prigioneri fatta dai talebani alla fine del video. Il portavoce è noto: si tratta di Zabihullah Mujahid, che rinnova la disponibilità dei talebani a liberare Begdahl in cambio della scarcerazione di «un limitato numero di prigionieri». L'iniziativa, pur se non raccolta dai militari statunitensi, è destinata a fornire argomenti pro e contro il dibattito in corso in Afghanistan sull'opportunità o meno di trattare con i talebani, come più volte proposto dallo stesso presidente Hamid Karzai, per dare uno sbocco al conflitto in corso. Comunque, il colonnello Wayne Shanks, portavoce della Nato a Kabul, si è mostrato prudente sull'importanza da attribuire al video. «Non riteniamo provi che il soldato è vivo - ha detto - perchè in esso c'è molto lavoro di editing, e poi non è chiaro quando sia stato girato».