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Quegli assaltatori che fanno male sempre coccolati dai democratici

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seguedalla prima Giancarlo Lehner (...) dall'Ordine, sotto forma di provvedimento umano e civile, doveva, in realtà, utilizzare i matti in libertà come guardie rosse anti-sistema. Intanto, gli psicotici distrussero le loro famiglie e già questo parve evento esemplarmente rivoluzionario. Che poi tali poveracci malati di mente siano transitati dalla padella alla brace, cioè dal manicomio alla galera, non fregò niente ai ”democratici”. Quindi, si ebbe avuta l'occupazione militare di scuole superiori ed università da parte di marxisti-leninisti immaginari, gente che non sapendo insegna e discenti parassiti con sciarpette rosse di cachemire, eppur tutti intolleranti e violenti. Uno degli esiti disastrosi è stata la morte del principio d'autorità, che pure è essenziale nel funzionamento di qualsivoglia organizzazione umana, sino al punto che lo studente – c'è una sentenza della magistratura «democratica» ad autorizzarlo - può dare del «pirla» al docente, senza dover pagare conseguenza alcuna. Negli ultimi tre lustri si è aggiunta la semina d'odio concentrata su Berlusconi, con rivoli velenosi, però, verso tutte le Istituzioni non marcate da velleità sovversive e destabilizzanti. Il tentato omicidio ad opera di Tartaglia a piazza Duomo, lo spintone non devastante dato dalla Maiolo al Santo Padre – ma il cardinale Javier Etchevarria ci ha rimesso un femore -, financo il pazzoide che a Natale voleva bagnarsi nudo nella fontana di San Pietro, tanto per irridere santi e fanti, hanno trovato subito un coro di fans su Internet e non solo. Del resto, se anche un non-onorevole membro di Monte Citorio tifa per la gestualità psicolabile, istiga alla violenza e minaccia in proprio («Per ogni operaio della Fiat buttato fuori, la tiro io in faccia la statuetta a Berlusconi», 22 dicembre scorso), senza che nessun pm «democratico» – l'obbligatorietà dell'azione penale, in certi casi, è un optional – iscriva Francesco Barbato (Idv) a modello 21, allora tutto è concesso ai pazzi d'Italia. La malattia mentale ed il cattivo esempio sono contagiosi e il vaccino, purtroppo, non esiste. Emulare Tartaglia, Maiolo, Barbato temo che possa diventare una manìa diffusa, inverando il sogno dei basagliani “democratici” sui pazzoidi sovvertitori della società borghese. La qualcosa comporta che basta stare al vertice soltanto di una bocciofila, per essere a rischio di qualche esaltato. Da umile Cassandra lancio una profezia, nella speranza d'essere creduto: stiamo in guardia, perché il peggio deve ancora arrivare. Il magistrato Gabriele Tinti, il 10 dicembre 2009, deluso da una sua cara amica, invero stronza, ha scritto sul Fatto: «…Sarà questo tipo di persone che vota B&C, condividendone il disprezzo per le regole, la furbizia meschina, l'amoralità elevata a sistema di vita? E infine, sarà perché sono tanti a pensarla così che non riusciamo a liberarci di B&C?». Tinti non può vantare il titolo, oggi di moda, di psicolabile certificato, essendo soltanto vincitore di concorso come qualsiasi impiegato statale, tuttavia si sente in diritto di accomunare le sue disdicevoli amicizie con Palazzo Chigi, l'Istituzione più democratica possibile, usando addirittura sprezzanti sigle («B&C») in luogo del nome e cognome del premier. A me quel suo infelice «non riusciamo a liberarci di B&C» evoca troppo Barbato, risuonando stolido e funesto.

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