Scudo fiscale, rientrati oltre 80 miliardi
«L'Italiaha dimostrato una forte tenuta nella crisi. Sappiamo che ci sono settori, situazioni e famiglie che hanno difficoltà ma il sistema nel suo complesso ha tenuto. Gli italiani fanno bene ad aver fiducia nel governo». Tremonti è visibilmente soddisfatto. Ha al suo attivo un anno impegnativo nel quale è riuscito a fronteggiare la fronda contraria dentro al governo e a difendere la politica di bilancio dagli assalti del «partito della spesa». Alla conferenza stampa prima della pausa natalizia rivendica il risultato di una Finanziaria «senza tasse» che vale «9 miliardi di euro: se poi sia light o non light, comunque si parla dell'1% del bilancio. Di questi, 4-5 miliardi sono di spostamenti da un fondo all'altro». A chi gli rimprovera di aver chiuso gli occhi all'assalto alla diligenza compiuta con la sventagliata di micromisure, Tremonti risponde che questi interventi, del valore di circa 100 milioni, in realtà «sono un elemento di democrazia». «E il fatto che ci sia una quota minima destinata dai parlamentari ai loro territori non mi sembra sia una ragione per una particolare indignazione o ironia - incalza il ministro - Non sono soldi che vanno in tasca ai parlamentari». Ma il fiore all'occhiello di Tremonti è lo scudo fiscale con il quale «sono rientrati più degli 80 miliardi stimati». Quanto all'aliquota applicata ai capitali il 5% è nella media Ocse e poi non è detto che chiedendo di più si ha di più». E visto il fenomeno di accumulo di rimpatri alla fine, che «andava oltre la capacità degli operatori di smaltire le domande, si è resa necessaria la proroga». Spiega poi che «il rimpatrio è molto distribuito. Le adesioni allo scudo stanno arrivando non solo dal Piemonte e dalla Lombardia ma «anche da altre zone come l'Emilia e Roma». Esaurito il perdiodo della proroga, «i soldi che restano fuori sono morti giacchè il tempo dei paradisi fiscali è finito. Questo contrasto all'evasione è solo il principio - assicura - da qui in poi tutto cambia». A chi gli chiede se il maggior incasso della sanatoria andrà a finanziare altre misure a gennaio, Tremonti risponde facendo uso della consueta ironia: «Continuiamo con i rattoppi?» Questo significa che non se ne parla di tagli all'Irap o di un aumento delle detrazioni Irpef per le famiglie. Il ministro spiega che «non ci sono i soldi» e che non è possibile utilizzare le risorse dello scudo fiscale perchè è «un gettito una-tantum». «Fare più deficit vuol dire più rischi, più tassi e più tasse». La crisi, spiega il ministro, «causa in sè una tassa fra 10 e 15 miliardi». Il ministro annuncia quindi che è iniziata la discussione dentro e fuori il ministero sulla riforma fiscale. Il modello attuale è di «40 anni fa» e da allora è stato «rattoppato». Si inizierà con «una fase seria di studi e discussioni» da avviare in sede tecnica con «rappresentanti del mondo dell'economia, dell'industria, del sindacato e del commercio».