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I cento giorni di Resca «Ecco i miei beni culturali»

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Un Bel Paese più natalizio che mai. Con le luci accese nei musei che il mondo ci invidia, i cancelli spalancati nei siti archeologici. L'ottica è quella di un imprenditore di buon senso. L'offerta deve crescere se cresce la domanda. Dunque da oggi alla Befana qualsiasi italiano può diventare turista. Senza spostarsi dallo Stivale. Andando a cercare il bello che ha sotto casa. Perché musei, gallerie, parchi archeologici non chiudono per le feste. Mario Resca, da cento giorni al Ministero per i Beni Culturali come direttore generale per la Valorizzazione, si prende una bella rivincita. Il manager della McDonald sta dimostrando che ci sa fare con la cultura oltre che con gli hamburger. E sciorina cifre e progetti. Dottor Resca, lei è uno stratega aziendale. Il 2009 finisce con i musei tutti aperti. Ma che piano ha per il 2010? Aumentare i visitatori del 3 per cento. Nel 2011 del cinque per cento, nel 2012 del dieci. Progetto ambizioso. Come pensa di riuscirci? Abbiamo a disposizione per l'anno prossimo tre milioni di euro. Bisogna centellinare il budget, anche se sono sicuro che è possibile trovare altre risorse. L'idea è puntare sempre più sull'evento. Meno mostre, ma più sensazionali. Un unico quadro può riuscire a calamitare più visitatori di cento altri dipinti. Esporre una sola tela comporta minori spese assicurative e comunicazione più facile. Già, la comunicazione. Il Collegio Romano ha avviato una campagna singolare. Il Colosseo, il David di Mihelangelo e il Cenacolo di Leonardo smontati, rimossi da gru e da elicotteri con la scritta "Se non lo visiti lo portiamo via". Un modo per accalorare i nostri connazionali alla cultura di casa propria. Roma, Firenze, Milano rilanciate con tre icone. Il messaggio è: all'estero l'arte ha tanti visitatori, gli stessi italiani quando viaggiano affollano i musei dove trovano opere italiane e hanno fatto migliaia e migliaia di chilometri per vederle. Mentre in patria l'affluenza è scarsa. Ecco, vogliamo tirare fuori l'orgoglio nazionale. Quale target vi immaginate? I giovani, le famiglie, gli anziani. Soprattutto quelli che lavorano e che devono trovare i musei aperti la sera, perché non sono in ferie e di giorno non possono entrarci. Queste persone affollano le mostre quando sono aperte fino a tardi. Dobbiamo intercettare questi desideri. Orari lunghi si scontra con la carenza di personale. Come la mettete? I sindacati ci stanno dando una grossa mano. Significa che quando ci sono progetti precisi, diretti, anche gli scogli tradizionali si smussano. Lo svecchiamento dei musei per quali altre tattiche passa? Per l'incremento dei servizi aggiuntivi. Entro il 30 giugno emaneremo i nuovi bandi di gara. Il fine è quello di far stare bene la gente al museo, come avviene negli altri Paesi, dove ci si incontra con gli amici e ci si passa dentro tutta la giornata, gustando l'arte, ma trovando anche librerie, oggetti da regalare. Guardi, perfino le divise dei custodi, migliorate, possono dare agio al pubblico. In termini di ricavi che cosa significa? All'estero un visitatore spende in un giorno 18 euro usufruendo dei servizi aggiuntivi. Da noi si ferma a 3 euro e 80. Uno stato di cose che si deve cambiare. E si può.

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