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Trenta milioni a ogni Comune che apre all'atomo

Energia nucleare

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Il governo gioca la carta delle compensazioni per vincere le resistenze dei Comuni a ospitare le centrali nucleari. In particolare sarebbero previsti un assegno di circa 30 milioni a reattore nella fase di costruzione dell'impianto e un contributo di 0,3 euro per ogni Mwh prodotto. Così secondo quanto risulta a Il Tempo, nel decreto legislativo del ministero dello Sviluppo Economico scritto di concerto con il ministero dell'Ambiente e delle Infrastrutture, che oggi arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri, ci sarebbero una serie di lauti assegni da staccare a favore degli enti locali sia in fase di costruzione degli impianti sia nella gestione successiva. In particolare i tecnici del ministero avrebbero fissato contributo una tantum in fase di costruzione dell'impianto commisurato alla potenza elettrica generata. Si parla di circa 30 milioni di euro per reattore (6 milioni all'anno per complessivi 5 anni e pari) il 60% a favore direttamente delle imprese locali e dei cittadini attraverso il meccanismo degli sgravi fiscali. Il restante 40% arriverebbe, invece, direttamente nelle casse del comune e, in proporzioni decrescenti, dei comuni attigui. Da notare che il testo parlerebbe di singolo reattore, la cifra dunque è destinata a moltiplicarsi con l'aumento degli stessi installati. A decorrere dall'entrata in esercizio dell'impianto, invece, è previsto un beneficio economico su base trimestrale «commisurato all'energia elettrica prodotta e immessa in rete» di 0,30 euro per megawatt. Un vantaggio che si tradurrebbe sempre secondo le stime in un introito tra i 4 e i 5 milioni di euro l'anno sotto forma di riduzione della bolletta elettrica, secondo regole stabilite dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Non solo. Dai primi calcoli alle casse del Comune che ospita le centrali potrebbe arrivare un ultimo beneficio e cioè un gettito aggiuntivo di Imposta comunale sugli immobili (Ici) che dovrebbe essere di circa 13 milioni di euro l'anno. Sempre per venire incontro alle esigenze delle popolazioni le norme prevedono anche l'istituzione di «comitati di confronto, trasparenza e informazione locale». Una novità mutuata dall'esperienza inglese e francese al fine di garantire un continuo flusso informativo tra la centrale e il territorio. A restare delusi coloro che attendono l'indicazione dei nomi dei comuni candidati ad accendere i reattori nel loro territorio. Non ci sarà nulla di tutto questo. Il decreto, ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, prevederà la «determinazione dei criteri per la localizzazione dei siti nucleari, che saranno poi trasmessi alla Conferenza Stato-Regioni e alle commissioni parlamentari competenti, per poi tornare al Consiglio dei ministri». I criteri, da soli, non basteranno però all'individuazione del luogo esatto: indicheranno infatti macro-aree al cui interno gli operatori (al momento l'unico presente è il consorzio Enel-Edf) potranno poi indicare le località dove avviare la costruzione dei reattori. Nei fatti, il paese verrà virtualmente diviso fra «zone bianche», dove sarà possibile costruire una centrale nucleare, e «zone rosse» ove invece non sarà possibile. I criteri, presumibilmente, saranno quelli già previsti dalle organizzazioni internazionali: scarsa sismicità, vicinanza al mare o comunque a grandi corsi d'acqua, basso livello di popolazione presente. Sarà sulla base di queste indicazioni che l'Agenzia per il Nucleare (della quale si attende la pubblicazione dello Statuto e l'indicazione dei componenti) dovrà valutare le proposte presentati dai diversi operatori.

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