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Dubbi sul luogo del sequestro

Sergio Cicala, 65 anni e la moglie Filomen Kabouree, originaria del Burkina Faso, rapiti in Mauritania

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Ancora nessuna notizia. Nessuna rivendicazione per il sequestro dei due italiani, Sergio Cicala e la moglie Philomene Kaboure rapiti venerdì scorso mentre in camper attraversavano la Mauritania diretti in Burkina Faso. Certo il trasferimento della coppia in Mali, dove sarebbero «con ogni probabilità» prigionieri di Abdul Hamid Abu Zeid, importante capo dell'Organizzazione di Al Qaeda nella terra del Magreb», comandata dell' emiro del deserto Yehia Jawadi. I ministri degli Esteri di Mauritania e Spagna hanno offerto a Roma tutta la collaborazione possibile per le ricerche della coppia di italiani rapiti nel Paese. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini ha ieri avuto un colloquio telefonico con la collega mauritana, Naha Mint Mouknass, che ha assicurato da parte sua piena collaborazione per le attività connesse alle ricerche dei connazionali rapiti, attraverso gli organismi mauritani per la sicurezza.  Il ministro Frattini ha parlato con l'omologo spagnolo Miguel Angel Moratinos il quale ha offerto il sostegno della Spagna attraverso le Ambasciate operanti in Mauritania e Mali. La Farnesina inoltre ribadisce «la precisa determinazione di mantenere con i mezzi di informazione il più assoluto riserbo, nell'interesse dell'incolumità dei rapiti, sulle istruzioni operative e sui contatti che tutte le istituzioni competenti stanno già avviando nella Regione». Nella nota diffusa ieri dal ministero degli Esteri si conferma inoltre che «il pulmino è stato ritrovato in una Regione molto vicina al confine con il Mali, un'area desertica, assai lontana dalla direttrice nord-sud tra la Mauritania e il Burkina Faso, destinazione verso cui sembra che i due connazionali fossero diretti»,. dove vive, con la nonna, il figlio dodicenne di Philomene. Ma proprio sulle analisi e le valutazioni sul luogo dove il pulmino è stato ritrovato la Farnesina ha precisato che «saranno evitate notizie ai media». Di ritorno da Nouakchott Stefano Manservisi, direttore generale per lo Sviluppo della Commissione europea, ha confermato che le autorità mauritane ritengono che gli italiani sequestrati siano in Mali. Tre, secondo le informazioni raccolte in Mauritania, le ipotesi sul tappeto per quanto riguarda l'origine dei rapitori. In primo luogo quella di un'azione condotta dal ramo maghrebino di Al Qaeda. A catturare i due italiani potrebbero però essere stati anche trafficanti di droga o gruppi di banditi taglieggiatori che operano nelle zone di confine. Sempre più insistenti le voci della liberazione dei tre cooperanti spagnoli rapiti in Mauritania il 29 novembre, di cui presto i rapitori diffonderanno un video. Il filmato accompgnaerà la richiesta di riscatto «economico».

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