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(...) assegnato al segretario di Rifondazione comunista - come, Rifondazione comunista? Sì, scusa, certo, guarda che c'è ancora Rifondazione comunista, deficiente.

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Orbene,cari lettori, non pensate che basta tirare fuori la solita storia di Peppone e Don Camillo per cavarcela, perché qui siamo molto, molto oltre, siamo all'operaista durissimo e purissimo che offre lo scettro della leadership, in nome di un Cln antiberlusconiano, a un centrista che fino a due anni fa era alleato di governo del Cavaliere. Per carità di patria e di scrittura, nemmeno siamo andati a controllare ciò che in passato Ferrero avrà scritto di Casini, per evitare di farlo arrossire peggio della ciliegina del Mon Chéri. Però siamo sinceri, la sinistra che non sa che pesci prendere e prende pescecani, pardon, candidati, persino dall'Udc, che pensa e trama e spera e s'accontenta di qualsiasi cosa, è pronta a compromessi all'ultraribasso pur di detronizzare il dittatore di Arcore, un po', anzi un po' tanto fa tenerezza. Insomma, per capirci, questi sono gli eredi, le propaggini, la derivazione, gli avanzi di una tradizione di cultura politica scintillante e autorevolissima, i nipotini dell'operaismo, delle lotte sociali, dei picchetti ai cancelli, delle battaglie sindacali. Tanto casino, tante teorie, tanti anni per fare cosa, Casini premier? Mah, povero Ferrero. Ma Casini si farà tentare, dall'invero poco allettante proposta ferreriana? Vedremo, certo è che il sor Pierferdy, che pur aveva paventato la nascita di un fronte repubblicano per la difesa della Costituzione, ovviamente minacciata dal perfido Cavaliere, starà spolverando pensieroso tutte le sue fotine in bianco e nero dei tempi della Dc e pensiamo anche quelle a colori con Berlusconi, una nomination così, stile croce&martello, proprio non se l'aspettava. Segno di tempi incerti e forse malati, detto fuor di ironia, di allucinazioni collettive, le stesse che avevano persuaso più di qualcuno che Gianfranco Fini si sarebbe messo a capo, in vista di governi istituzionali, di una nuova maggioranza parlamentare di stampo non berlusconiano. Allucinazioni che avevano fatto urlare al No B Day, che meno male che Gianfranco c'è, scambiando un uomo di destra dotato di senso dello Stato per un ipotetico compagno di avventure politiche (la stessa tesi l'ha sostenuta Feltri, per sue idiosincrasie personali però). Ma anche lì, scusate, è normale che le speranze di tenuta istituzionale dell'Italia la sinistra le possa affidare a uno con la biografia di Fini? Beh, se apri i giornali e scopri che il dibattito di fine anno è D'Alema contro Veltroni, un po' il senso suicida di smarrimento della sinistra lo capisci. Stanno messi male, malissimo, navigano nelle nebbie dell'intelligenza collettiva, nella sbornia dell'assenza, nella visione di Bersani come ipotetico demiurgo di saldissime alleanze per il 2087. Vabbé, caro Ferrero, ti capiamo, ma almeno non appenderlo in camera, il poster di Pierferdinando. Angelo Mellone

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