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(...) indispensabile andare avanti, guardare al futuro ricostruendo un nuovo patto di collaborazione tra le forze politiche.

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Musicaper le orecchie dei "costituenti" del Pd, D'Alema in testa, che ragionano più o meno alla stessa maniera incontrando l'avversione di Veltroni e Franceschini, vale a dire degli sconfitti della "vocazione maggioritaria" su cui grava, tra l'altro, la responsabilità di aver fatto assurgere Di Pietro a "coscienza critica" dell'opposizione. Tremonti giustamente ritiene che non si possa immaginare il futuro come una continuazione del passato. Ma la "rottura" che propone investe la responsabilità di chi deve portare l'Italia nel nuovo secolo con una visione dinamica dei processi produttivi e sociali che, sostanzialmente, si estrinseca in un «sistema che esprima sfavore per la speculazione finanziaria e per la distruzione ambientale, e favore per la famiglia con i bambini, il lavoro, la ricerca e l'ambiente». Sostanzialmente è il "sogno del '94", il cui spirito tutto il centrodestra dovrebbe ritrovare al fine di riconoscersi in un processo di trasformazione avviato all'epoca e, malauguratamente, smarrito per strada. Se Tremonti, insieme con gli altri protagonisti del neo-riformismo, avrà anche la consapevolezza di tenere dentro la Lega senza subirne ipoteche inaccettabili per gli altri soggetti, è probabile che davvero ci si avvii al compimento di quella "rivoluzione italiana" sempre rimandata ed il ciclo di Berlusconi si concluda non come spera qualcuno, che pure lo ha condiviso, in un nulla di fatto, ma nell'avvenuta rigenerazione della società italiana, depurata finalmente dai veleni che ne hanno impedito il decollo. Sul riformismo si gioca, insomma, una partita storica. Che si riparta dalla cosiddetta "bozza Violante" o si rimettano in gioco i risultati della Bicamerale presieduta da D'Alema, è esiziale che l'intesa tra le forze politiche non eversive (ogni riferimento all'Idv è tutt'altro che casuale) non s'impantani sui timori derivanti dalle diverse aspettative elettorali. Oltretutto, superate le regionali di primavera, resteranno tre anni lungo i quali metabolizzare lo stesso processo riformista. E nessuno può dire adesso come saranno strutturati gli schieramenti che si presenteranno alle politiche. Né con quale legge elettorale, dal cui indispensabile cambiamento discenderà la nuova leadership che dovrà guidare l'Italia rinnovata, si andrà al voto. L'auspicio è che messe da parte le idiosincrasie, in un clima più civile si proceda lungo la strada della ricostruzione, senza che politica si faccia dettare la linea dai fomentatori d'odio. Gennaro Malgieri

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