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«Basta con i giustizialisti»

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LanfrancoPalazzolo «Dalla torre del mio partito butterei giù tutti i giustizialisti». Lo ha detto il vicepresidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai Giorgio Merlo (Pd), commentando le critiche di Franceschini e Veltroni all'idea di D'Alema di «aprire» a Berlusconi. «Le parole dell'onorevole D'Alema — spiega — non vanno strumentalizzate. Il riferimento che l'ex Presidente del Consiglio ha fatto sull'articolo 7 della Costituzione è un alto esempio di dialogo, che io personalmente condivido. Se si vuole declinare quella volontà di ricerca di accordi sulle grandi riforme o sugli assetti istituzionali da dare al nostro Paese, credo che sia necessario, oggi come allora, anche se i contesti storici cambiano, cercare le ragioni di un dialogo». Nel vostro partito questa opzione pare non sia possibile senza andare incontro a scosse. «Secondo me c'è spazio per il dialogo se non prevale la ragione del rancore politico o la cultura della vendetta personale. Mi pare che a volte sia quello l'elemento prevalente. Sarebbe nefasto, se in un partito, seppur plurale e articolato come il Pd, dovesse prevalere quel tipo di cultura». Veltroni non vuol sentir parlare di Governo di legislatura. «Io vorrei che il Pd fosse al Governo. Non credo che esponenti del nostro partito debbano lavorare per lo scasso continuo dell'attuale governo. Se il centrodestra non ha la maggioranza, o entra in crisi, si torna al voto. Ma auspicare tutti i giorni che il governo cada non mi sembra una grande prospettiva». Pensa che D'Alema abbia avuto coraggio nel formulare la proposta dell'«inciucio»? «Ho stima di Massimo D'Alema. Ma penso che occorra lavorare per ottenere questo risultato». Nei confronti di Antonio Di Pietro che tipo di atteggiamento assumerete? «Ho piena fiducia nell'azione politica che ha svolto e svolgerà Bersani. In questi mesi ha lavorato bene ed introdotto elementi innovativi nel confronto con la maggioranza. Per quanto riguarda il partito dell'onorevole Di Pietro, personalmente ho espresso giudizi politici molto netti e molto chiari: un partito riformista, democratico e moderato come il Pd ha poco da spartire con una cultura giustizialista e violenta». Lei si terrebbe nel partito quelli del Pd che sono andati al «No B day»? «La censura e l'espulsione non si possono praticare nel nostro partito. Tutti hanno diritto di cittadinanza nel Pd. E si debbono riconoscere nella proposta unitaria di Bersani». Se dovesse buttare giù dalla torre un esponente del Partito Democratico chi sceglierebbe? «Non personalizzo mai: i giustizialisti».

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