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Auschwitz, rubata scritta simbolo

L'entrata del campo di concentramento di Auschwitz

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Il cartello recante l'iscrizione in tedesco «Arbeit macht frei», Il lavoro rende liberi, posto all'ingresso dell'ex campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, in Polonia, è stato rubato da ignoti. La polizia ha offerto un premio di 5.000 zloty (1.250 euro) a chi ritroverà la scritta. La scritta è stata già sostituita con una copia eseguita in occasione dei lavori di restauro. La scritta, che campeggiava quattro metri sopra il cancello di accesso al campo, fu realizzata su ordine dei nazisti nel 1940 da un detenuto polacco del campo, il fabbro Jan Liwacz, numero 1010 di immatricolazione del Lager. Per esprimere la sua contestazione e protesta contro la scritta, Liwacz, nel realizzarla, capovolse la lettera «b» nella parola «Arbeit». «L'iscrizione è stata rubata alle prime ore del mattino - ha detto Jaroslaw Mensfeld, portavoce del museo che amministra l'ex campo di sterminio - È una profanazione del luogo dove sono state uccise oltre un milione di persone». La polizia ha aperto una inchiesta sull'accaduto, mentre la prefettura ha garantito che verrà data la caccia agli autori del furto. L'ex campo di sterminio è chiuso di notte e controllato dalla vigilanza. Gli inquirenti stanno ora vagliando le registrazioni delle videocamere che monitorano l'ex campo. Un appello alle autorità polacche affinché facciano ogni sforzo per ritrovare l'iscrizione rubata dall'ingresso del campo di sterminio nazista e arrestare i ladri è stato lanciato dall'organizzazione di riferimento dei sopravvissuti della Shoah. Uno schiaffo alla memoria, una beffa oltraggiosa ai sopravvissuti, un sinistro lampo di odio antisemita scagliato sull'ultima, piovosa giornata dei festeggiamenti di Hanukkah.Così Israele ha accolto oggi la notizia, rimbalzata dalla Polonia nelle prime ore del mattino. La condanna ufficiale del governo israeliano è venuta poco più tardi nelle parole del portavoce del ministero degli Esteri Yossi Levy, che ha definito il furto e la profanazione del lager (oggi museo) «un'azione disumana».

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