Web e cortei, rinvio per le norme più dure

Rinvioper il giro di vite su web e manifestazioni. Il disegno di legge - messo a punto dagli uffici del Viminale dopo l'aggressione di domenica scorsa al premier Silvio Berlusconi - è stato esaminato dal Consiglio dei ministri, ma l'approvazione è stata rimandata. Su alcuni punti del provvedimento si sono infatti registrate divergenze tra i ministri ed il via libera è Slittato. C'è una frenata, dunque, per queste misure che inizialmente avrebbero dovuto essere inserite in un decreto legge. Poi, anche in seguito alle pressioni del Quirinale, si è deciso di optare per la via del disegno di legge. Ieri la discussione ed il rinvio. Il ministro Maroni ha illustrato in Cdm il ddl con tre articoli messi a punto dai suoi uffici e le possibili varianti. Per quanto riguarda le manifestazioni il testo introduce due nuovi reati - impedimento o turbativa di riunione politica e sindacale e lancio di oggetti in caso di riunione pubblica - ed estende a tutto l'anno il divieto di svolgimento di cortei e sit-in di schieramenti diversi nello stesso luogo (ora valido solo nei 30 giorni che precedono le elezioni politiche). Sul web si attribuisce all'autorità giudiziaria il compito di intervenire in presenza di contenuti in cui sono ravvisabili l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato. È seguito un vivace dibattito in cui i ministri hanno esposto le proprie posizioni. In particolare, sul primo tema, sarebbe emerso un partito della linea dura, guidato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, che vuole il pugno di ferro contro chi disturba cortei o sit in, ad esempio con fischi e slogan, anche senza ricorrere ad atti violenti. Altri, invece, vorrebbero delimitare meglio la norma, per colpire con durezza solo i casi in cui il dissenso viene espresso con violenza. Analoga diversità di vedute si è registrata sul web: da un lato c'è chi vuole oscurare i siti che ospitano contenuti violenti punendo in modo fermo autori e gestori; dall'altra quelli che (come il ministro per la Gioventù Giorgia Meloni) sono invece per trovare una formula che non colpisca in modo indiscriminato la libertà di espressione sul web.