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Il Pd corteggia l'Udc e punta su Zingaretti

Nicola Zingaretti

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«Non ho cambiato idea» ha risposto ieri Nicola Zingaretti a quelli che gli chiedevano se ci avesse ripensato e volesse candidarsi. Eppure le elezioni regionali del 2010 sembrano vicine per il presidente della Provincia di Roma. La scelta del centrodestra di presentare nel Lazio la segretaria dell'Ugl Renata Polverini ha bruciato i tempi. Ora tutto gira intorno all'Udc.  Il Pd è partito dai sondaggi, che descriverebbero una sostanziale parità tra le due coalizioni. Allora il peso dei centristi diventa determinante. E sembra che l'Udc una preferenza l'abbia (ufficiosamente) espressa. Proprio Nicola Zingaretti. Innanzitutto perché il presidente di Palazzo Valentini ha buone possibilità di farcela. Era il preferito dai cittadini anche alcuni mesi fa, quando Piero Marrazzo era ancora in carica e il Pd lo incluse in un sondaggio. Ma non è solo questo. Zingaretti lascerebbe libera la poltrona della Provincia che potrebbe andare proprio al partito guidato da Casini. Più facile a dire che a fare visto che l'Idv, che è la seconda forza della coalizione, non starebbe a guardare. Ma per l'Udc la partita è su scala nazionale. Si gioca nelle alleanze per le Regioni Puglia, Calabria, Campania e, appunto, Lazio. Se sfumasse l'intesa col Pd in Puglia, allora diventerebbe molto probabile quella per il Lazio. E Zingaretti andrebbe bene. Insieme a un vicepresidente, un paio di assessorati pesanti e due posti nel listino. Ancora le trattative devono decollare. «In questa Regione - ha detto Zingaretti - il centrosinistra è molto competitivo e insieme deve individuare la figura più forte per vincere». E ha aggiunto, mostrando contrarietà sul metodo usato dal centrosinistra: «Sono due mesi che chiedo alla mia coalizione di riunirsi per lavorare sul programma e sul candidato. Spero che ora lo facciano». Come se non bastassero gli eventi, a incoronare Zingaretti ci ha pensato anche l'altra parte del Pd, quella legata a Franceschini. L'ex segretario laziale, Roberto Morassut, non ha usato mezzi termini: «Il centrosinistra può vincere una partita che sembrava già chiusa. Può vincere candidando Zingaretti a capo di una coalizione con Udc, Idv e le forze di una sinistra di governo». Peccato che al presidente della Provincia di Roma (e a metà della sua coalizione) non vada proprio di lasciare il mandato e ributtarsi in una campagna elettorale che peraltro si annuncia difficile. Se si aggiunge che su di lui si posano le speranze di ricostruire una classe dirigente dopo il naufragio del modello romano e di riconquistare il Campidoglio, allora si capiscono i dubbi. E se Zingaretti rimane perplesso, nel Pd invece sono decisi a rischiare anche perché, ragionano, in caso di vittoria della Regione da parte della Polverini sarebbe inevitabile una marginalizzazione di Palazzo Valentini. Perché dunque non giocare la partita e tentare di conquistare il Lazio? Nei prossimi giorni si cercherà la quadra. Restano in campo, anche se solo virtualmente, i deputati del Pd Enrico Gasbarra e Giovanna Melandri. Il primo ha negato più volte di essere interessato alla sfida, la seconda è rimasta ai margini del dibattito. Ma, di questi tempi, mai dire mai.

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