Adesso balliamo sul Titanic
La bomba non è esplosa, ma solo gli irresponsabili possono tirare sospiri di sollievo. Ancora una volta Milano, ancora una volta la città di Silvio Berlusconi. Giampaolo Pansa lo dice da mesi: rischiamo un ritorno agli anni '70. Non so se rischiamo proprio quello, certo è che il 2010 sarà l'anno delle più forti ripercussioni nei luoghi di lavoro della dura crisi finanziaria partita oltre due anni fa negli Stati Uniti. L'Italia di oggi non è quella di trent'anni fa: ad esempio non ci sono più le grandi fabbriche. La crisi di oggi non è quella degli anni '70: allora un doppio shock petrolifero ci costrinse a durissimi anni d'inflazione galoppante, capace di mangiarsi il potere d'acquisto delle famiglie. Il cambio significativo dei fattori non consente però di essere certi che finirà per cambiare anche il risultato. Quindi rischiamo davvero di precipitare in una stagione di violenza diffusa, magari a bassa intensità. A questo punto occorre una potente azione calmante della classe dirigente di questo Paese, a cominciare dai protagonisti della vita politica. Serve spazzare via ogni ipotesi di elezioni anticipate, serve un governo attivo e propositivo, serve un Parlamento protagonista di una stagione di riforme il più possibile condivise. È finito il tempo delle chiacchiere e delle polemiche velenose e inconcludenti. Adesso chi non lo capisce non è solo stupido o in malafede: è un criminale. Per capirlo serve riparlarne di fronte al primo morto? Vogliamo ancora credere di no.