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A mente fredda dobbiamo dire che la questione di fiducia posta dal governo sulla Finanziaria non era proprio suscettibile di contestazione.

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Inquesta circostanza bisogna riconoscere al governo di essersi rispettosamente adeguato – condividendole perché sacrosante – alle rivendicazioni del presidente della Camera che ha chiesto di non presentare maxiemendamenti, affiché fosse rispettato il lavoro della Commissione. Il presidente Fini ha ricordato che la questione di fiducia è una prerogativa costituzionale del governo che alla luce dell'atteggiamento delle opposizioni, del numero limitato di emendamenti restato sul tappeto dopo i cospicui ritiri dei giorni scorsi, la Finanziaria avrebbe potuto essere approvata anche senza fiducia, nei tempi previsti, compatibile con il successivo esame da parte del Senato. Inoltre, che la questione di fiducia non era di tipo tecnico, in quanto non volta a superare ostacoli di tipo procedurale frapposti dalle opposizioni, ma da considerare come «una decisione attinente esclusivamente a ragioni di carattere politico rientranti unicamente all'interno del rapporto fra maggioranza e governo». Insomma, cose ovvie, su cui nessun politico o giurista potrebbe dissentire. Altrettanto ovvio è che il governo – e non certo il presidente della Camera – si assume la responsabilità della questione di fiducia. Semmai qualche perplessità suscitano le conclusioni del presidente Fini: quel considerare «deprecabile» una scelta del governo autonoma, discrezionale, perché politica e quindi pienamente legittima. «Qui suo iure utitur neminem laedit» recita un antico brocardo latino richiamato ancora nei manuali di diritto privato. Ma se chi esercita un suo diritto non fa male a nessuno – mi permetterà il presidente Fini – non può evidentemente neppure essere deprecabile. Certo, possiamo comprendere che il presidente della Camera abbia voluto sottolineare il suo dispiacere, perché con la fiducia si è impedito all'Assemblea di pronunciarsi sui singoli emendamenti presentati, in particolare su quelli delle opposizioni. Ma dispiace soprattutto che di un ragionamento complessivamente ineccepibile sia sia voluto, nella polemica politica, cogliere e sottolineare solo un aggettivo per farne una pietra dello scandalo e per contestare così l'operato ineccepibile del governo. *vicepresidente della Camera

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