Maroni e Alfano: "Misure più severe"

I siti internet che incitano alla violenza potrebbero avere le ore contate. Questa volta il ministro dell'Interno Maroni ha detto basta e annuncia battaglia: già nel consiglio dei ministri di giovedì potrebbe sottoporre all'attenzione dei colleghi «delle misure che ci consentano di intervenire per porre fine a questo scempio». Uno scempio che continua a dilagare nel web e che si alimenta di ora in ora con la creazione di nuovi gruppi per i quali, il responsabile del Viminale, ipotizza «apologia di reato» e «istigazione alla violenza» attraverso la Rete. Basta scorrere le pagine del social network per capire a cosa si riferisce Maroni: «Massimo Tartaglia personaggio dell'anno» e «Io sto dalla parte di Tartaglia». E aumentano a ritmi vertiginosi i sostenitori, fra cui anche molti stranieri. Commenti e foto ritoccate anche su altre pagine: una riporta la foto del premier con lividi intorno all'occhio sinistro e alla bocca e la scritta sotto che recita: «I had a dream... Grazie Massimo Tartaglia». Altri li cita addirittura Maroni come ad esempio «Dieci, cento, mille Tartaglia», «A Natale si può fare di piu», «Grazie Tartaglia». Fino ad arrivare a IndyMedia, la rete di mezzi di comunicazione creata per supportare le proteste del movimento no-global, che, attraverso le sue pagine, lancia un attacco agli uomini della Digos: «Siamo felici che un uomo qualunque, non un compagno, ha dimostrato che il potere non è intoccabile. Ecco i volti dei dirigenti della Digos. Prendiamo nota dei loro nomi e dei loro recapiti, stiamogli con il fiato sul collo, facciamo sentire la nostra presenza. Rendiamoli insicuri». Attacchi che il ministro è costretto a subire dato che, come spiega, «sono gestiti da società americane, alle quali noi chiediamo di oscurare, ma non sempre sono disponibili ad intervenire su nostra richiesta». A fare sponda a Maroni c'è anche il Guardasigilli Angelino Alfano che contrattacca: «Io e il ministro dell'Interno abbiamo convenuto sull'idea di studiare insieme una norma ci metta nelle condizioni di poter affermare che il nostro codice prevede questi reati e che questi non smettono di essere tali quando si sviluppano attraverso internet». Intanto, mentre la politica si interroga, il procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, ha già aperto una procedura per identificare i responsabili che hanno aperto i gruppi a sostegno di Tartaglia. Ma il popolo di Facebook si schiera anche con il premier: due gruppi, entrambi con lo stesso titolo «Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia», contano complessivamente quasi 550 mila iscritti. Scatenati gli utenti anche su Twitter, un altro social network, dove proliferano commenti sull'accaduto pro e contro, soprattutto da parte di internauti stranieri. Infatti se una ragazza in spagnolo ironizza dicendo che hanno fatto «una faccia nuova» a Berlusconi, un altro microblogger in inglese si chiede: «Cosa ha fatto il povero Berlusconi per meritarsi tutto questo?».