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L'assordante silenzio di Veronica Lario

Veronica Lario

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Se fosse vero quello che l'Agenzia Italia ha riferito con un lancio alle 19,42, ossia che Veronica Berlusconi ha telefonato al premier in ospedale, questo articolo non avrebbe senso. Invece un'ora dopo una nota di Palazzo Chigi ha smentito la chiamata. «Una voce destituita da ogni fondamento» (come, aggiunge il comunicato, la telefonata del padre dell'aggressore). Dunque di giallo non si può parlare. Perché negare significherebbe innescare una furiosa e legittima reazione da parte della signora Lario. Allora ripartiamo. Col silenzio. Un silenzio che è peggio di un boato. Con la signora di Macherio murata nella torre d'avorio. Niente telefonata. E neanche un biglietto. O una lettera, magari spedita a un quotidiano, come è abituata a fare per esprimere i suoi sentimenti, la sua sensibilità. Eppure, una carezza puranco verbale al padre dei suoi figli è squisitamente questione di sentimenti. Di solidarietà umana. Che non si nega a nessuno. Nemmeno agli avversari. Lo hanno dimostrato i politici, quelli della sponda opposta, che non solo hanno preso carta e penna per scrivere al premier ferito, ma che sono saliti su un aereo per arrivare al San Raffaele. Invece lei niente. Al contrario di mezzo mondo. Degli amici veri o presunti, dei potenti, della povera gente, dei giovani, dei vecchi. Chissà che cosa c'è dietro. Un rancore irrimediabile (e le farebbe torto poiché non è segno della signorilità che la signora ostenta). Un'indifferenza, (e anche questo non va bene in colei che si è lamentata per essere considerata dal coniuge «la metà di niente»). Oppure, chissà, un calcolo. Un ossequio alle indicazioni del legale che la difende nell'iter che la porterà allo scioglimento del matrimonio col presidente del Consiglio. Farsi sentire, esprimere partecipazione al dolore fisico e morale di suo marito - può averle suggerito l'avvocato Maria Cristina Morelli - insinuerebbe il dubbio di una familiarità che non ha ceduto del tutto. Un boomerang nella contesa sul quantum, sull'assegno che il re mida dovrebbe staccare ogni mese a favore della «signora».   Che chiede tre milioni e mezzo al mese, mentre lui è disposto a sborsarne al massimo 300 mila. Potrebbe essere ancora un'altra cosa: low profile, voglia di scomparire, di essere dimenticata. Potrebbe accadere se non ci fossero di mezzo Luigi, Barbara, Eleonora, i tre figli avuti con Berlusconi. Il trait d'union, il filo rosso che non si può spezzare, ignorare. Loro ci sono perché ci sono stati Veronica Lario e Silvio Berlusconi. Loro non possono non chiedersi il perché dell'ostinato silenzio della madre. Ma poi che questo silenzio serva all'oblio lo smentiscono le considerazioni che tutti fanno: solo lei non s'è fatta sentire. Mentre il nome di Veronica esce fuori nel modo e sulle bocche più inaspettate. Stefania Ariosto, per esempio. Auspica la teste Omega - quella che parlando ha messo in moto l'inchiesta «toghe sporche», ennesimo macigno sul premier - «pronta e piena guarigione, meglio se mutuata anche da un abbraccio della nostra first lady, Veronica Lario Berlusconi». E non basta. «Molti cittadini italiani - incalza la Ariosto - sentono la mancanza della propria first lady. Al presidente del Consiglio, malgrado il passato che ho attraversato, porgo la mia solidarietà». Certo, tanti sbavano nella commozione per accendere i riflettori su di sé. S'insinua il sospetto su un'altra bionda nefasta per Silvio che risponde al nome di Patrizia D'Addario. L'escort fatale avrebbe dovuto presentare oggi il suo libro «Gradisca presidente», vernice letteraria già rimandata la scorsa settimana. Ha rinunciato, accompagnando il forfait con l'espressione, insieme alla sua casa editrice «di solidarietà al premier Silvio Berlusconi». Sì, Veronica inorridirà di questa sfrontata. Convinta ancora di più che il silenzio è d'oro.  

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