La "bravata" del cavalletto e il perdono
È costata quattro mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, la "bravata" di Roberto Dal Bosco, l'operaio di Mantova che la sera del 31 dicembre 2004 colpì col treppiede della sua macchina fotografica il presidente del consiglio Silvio Berlusconi in piazza Navona a Roma. Dal Bosco è stato condannato il 5 aprile 2005 per lesioni personali aggravate. Il premier stava passeggiando tra la gente, stringendo mani e facendo gli auguri per le festività di fine anno, quando, poco dopo le 19, fu colpito dal cavalletto della macchina fotografica lanciatogli dal muratore. Questi fu immediatamente bloccato dalle forze dell'ordine, arrestato e trasferito a Regina Coeli. Inizialmente il giovane disse di avere agito per «odio» nei confronti del premier, ma successivamente corresse il tiro e al gip che lo interrogò definì il suo gesto «una bravata» e che in quel modo intendeva mettersi «in mostra davanti ad alcune ragazze». La sua carcerazione durò solo un giorno. A inizio anno, infatti, non fu convalidata la misura della detenzione, ma sostituita con l'obbligo di dimora e di firma nella stazione dei carabinieri del suo paese di residenza. Dal Bosco poi indirizzò a Berlusconi una lettera di scuse in cui diceva di essere pentito. Il premier le accettò e decise di non presentare querela nei suoi confronti. Ma l'inchiesta della procura nei confronti dell'operaio, nonostante il pentimento e la mancata querela proseguì d'ufficio. Si giunse così al patteggiamento per lesioni aggravate.