Di Pietro fuori di testa: colpa del Cav
Violenza. Odio. Disobbedienza. Contestazione oltre ogni limite che il gioco delle parti legittima. Tanto le ha invocate che alla fine il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro è stato «accontentato». E neppure il sangue che iniziava a scendere dal labbro del premier è riuscito a frenare l’astio dell’ex magistrato. Nessuna retromarcia anzi, rincara la dose: «Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefraghismo istiga alla violenza». Una dichiarazione che sottolinea un tale astio nei confronti del premier che riecheggia molto più del primo tiepido tentativo di condanna dell'aggressione. «Io -aggiunge il leader dell'Idv- condivido le rimostranze dei cittadini che ogni giorno vedono un premier che tiene bloccato il Parlamento per fare leggi che servono a lui e soltanto a lui, mentre milioni di cittadini perdono il lavoro e faticano ad arrivare a fine mese». Cronaca di una aggressione annunciata, verrebbe quasi da dire parafrasando il romanzo di Gabriel García Márquez. Di Pietro come Cassandra. Lui lo aveva predetto giovedì scorso dopo il discorso tenuto da Berlusconi al congresso del Ppe a Bonn: «Se il governo continua a essere sordo ai bisogni dei cittadini, si andrà allo scontro di piazza. Ci scapperà l'azione violenta se il governo non si assume la responsabilità di rispondere ai bisogni del Paese». Un appello sottolineato allora anche dal segretario del Pd Pierluigi Bersani: «Se Berlusconi va avanti a strappi, credo si troverà davanti una reazione dura». Ecco, l'azione violenta c'è stata. Servita proprio mentre il premier meno se lo aspettava e stava firmando autografi. Una violenza che era nell'aria. Erano giorni ormai che il Pdl era al centro di forti contestazioni. Venerdi a Roma, Firenze, Bologna con i cortei degli studenti contro il ministro Moratti. Sabato a Milano i fischi al sindaco Letizia Moratti durante la commemorazione delle vittime di Piazza Fontana. Un crescendo di odio, sfociato in barbarie. E Di Pietro che fa? Si schiera con l'aggressore. Lo difende e lo giustifica. Un atteggiamento che fa scattare la "rappresaglia" dei colleghi politici del Pdl che non si sono risparmiati alcun appellattivo per definire il leader dell'Idv. Un «cattivo maestro» per il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi che continua: «L'Italia dei valori, dovrebbe smetterla di gettare benzina sul fuoco e lavorare perché finisca questo irrespirabile clima d'odio». Più lapidario il ministro degli Esteri Franco Frattini per il quale la dichiarazione di Di Pietro «fa vergogna all'Italia e al Parlamento italiano», mentre il governatore della Lombardia Roberto Formigoni attacca: «Se vuole trovare istigatori della violenza, Di Pietro si guardi allo specchio. La sua predicazione costante di odio e di delegittimazione di qualsiasi avversario è una delle principali cause del clima negativo in cui versa il Paese». E se Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, definisce l'ex Pm «cancro della politica italiana», il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna sposta il tiro a tutta l'opposizione colpevole di essere «debolissima ed egemonizzata da quell'Antonio Di Pietro che ancora oggi non si vergogna di scherzare col fuoco e, di fatto, porta fuori il suo partito da quell'insieme di regole democratiche condivise fatte di confronto duro ma corretto, stia facendo come negli anni Settanta, quando il Pci, per non dovere affrontare la propria base, chiuse un occhio e cullò al suo interno quelli che sarebbero diventati terroristi assassini». Per concludere con l'attacco di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Leggiamo la dichiarazione di Di Pietro su Berlusconi; essa conferma che egli è un autentico provocatore che sta scatenando una spirale di violenza nel Paese approfittando della debolezza politica dei suoi alleati». Attacchi a Di Pietro che, infine, arrivano anche dalla Lega che affida al suo capogruppo alla Camera, Roberto Cota il compito di stigmatizzare le sue parole: «La gente che vota punisce chi sa solo distruggere e non costruire. I seminatori d'odio dovrebbero farsi un esame di coscienza. Invece parlano». E la sinistra che fa? Tace. Nessuno del Pd prende posizione contro Di Pietro. Nessuno condanna le sue parole infami.