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Berlusconi aggredito a Milano "Me lo aspettavo, sono miracolato"

Silvio Berlusconi sanguinante dopo che è stato colpito al volto in piazza Duomo a Milano

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Il viso insanguinato, lui che barcolla e chiede aiuto per salire in macchina. Il suo sguardo impaurito, sofferente e addolorato. Sono le immagini riprese da tutte le telecamere, attimi immortalati nello sgomento generale per quello che è successo. Silvio Berlusconi ha appena finito di parlare dal palco dietro il Duomo di Milano. Tra gli applausi si avvia verso la sua macchina. Cammina tra due ali di folla dei sostenitori del Pdl. Stringe mani e firma autografi. L'atmosfera è rilassata, lui è contento e come al solito si ferma a salutare tutti. Poi, all'improvviso, viene colpito da un oggetto. Un uomo di 42 anni, Massimo Tartaglia, gli lancia addosso un souvenir del Duomo. Il premier viene quasi meno, il suo viso si riempie di sangue. Sono momenti drammatici. La scorta prende il Cavaliere e lo trascina nell'auto blindata. L'aggressore, rimasto bloccato dalla folla, rischia di essere linciato dai tutti i presenti, fino a quando arrivano gli agenti della Polizia: Tartaglia viene subito arrestato. È il caos generale. Berlusconi si volta verso la folla per rassicurarla, fa un cenno della mano per dire «sto bene». Si guarda intorno per qualche istante mentre i suoi uomini lo guidano verso la macchina. La gente è incredula per quanto è appena successo. Qualcuno scoppia anche a piangere urlando «presidente resisti». All'inizio la dinamica è poco chiara: c'è chi parla di un pugno in faccia, chi di un oggetto pesante contro il presidente del Consiglio. Ma tutti hanno visto il suo volto insanguinato, lui che si accascia tra le braccia degli uomini della scorta, il medico di fiducia del premier Alberto Zangrillo che corre dentro la macchina per prestare i primi soccorsi, e poi l'auto blindata che si allontana velocemente per correre verso il San Raffaele. Il primo bollettino medico parla di perdita copiosa di sangue con lesione lacero-contusa interna ed esterna e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato e frattura del setto nasale. Risultato: venti giorni di prognosi. Berlusconi temeva un gesto del genere. Aveva paura che il «clima di odio» e di violenza innescato contro la sua persona potesse avere un epilogo come questo.   Ecco perché, prima di arrivare in piazza Duomo, dove già dal primo pomeriggio si erano radunate diverse centinaia di persone, chiacchierando in macchina con Paolo Bonaiuti aveva confidato questo timore. Sul palco era contento di sentire «il calore della gente, della sua città». Ed è così che si presenta tra la folla, ai tanti che gli chiedono un autografo o che vogliono semplicemente salutarlo: carico e con il sorriso. Ci sono tanti ministri accanto a lui, c'è il sindaco di Milano, c'è il presidente della Provincia Guido Podestà. Ci sono anche tanti giovani sostenitori del Pdl, che invitano il premier ad avvicinarsi. Ed è lì che avviene il tutto. Tra questi c'è un infiltrato, Massimo Tartaglia, riuscito ad arrivare fino a ridosso del presidente del Consiglio e ad agire eludendo la sorveglianza. Sono circa le 18.20, tutto accade in pochi secondi. Il premier è colpito al volto con un oggetto lanciato violentemente contro di lui. Si tratta di una riproduzione in miniatura del Duomo, di quelle vendute in tutti i negozietti di souvenir presenti in diversi punti della piazza. Una prima ricostruzione dell'accaduto la fa Doriano Riparbelli, responsabile organizzativo del coordinamento regionale del Pdl: «Un simpatizzante ha chiesto a Berlusconi di poterlo fotografare, poi ha tirato fuori il portafogli per dargli il biglietto da visita. Berlusconi si è spostato per stringere la mano di altri simpatizzanti e a quel punto il contestatore lo ha colpito con una statuetta». A quel punto, Berlusconi comincia a barcollare, viene subito soccorso dagli uomini della scorta che lo accompagnano verso la macchina. Si accascia sul sedile posteriore, per poi uscire subito dopo. Voleva vedere in faccia il suo aggressore, voleva capire il perché di un gesto tanto violento contro di lui. Il tutto fino ad un nuovo intervento della scorta, che invita Berlusconi a rimanere in macchina. L'auto blindata del capo del governo è circondata di persone. Ci sono tutti i ministri presenti, molti parlamentari, tanti cronisti che nel frattempo cercano di capire cosa è successo. Quando arriva Zangrillo, Berlusconi ha praticamente quasi tutto il volto insanguinato. È lui a decidere di andare all'ospedale San Raffaele, per fare immediatamente tutti gli esami di routine e poter intervenire subito sulle ferite riportate.   Alcune fonti ospedaliere riferiscono che il premier, rimasto sempre cosciente, è stato sottoposto ad una tac precauzionale e per decisione dei medici sarà tenuto sotto osservazione per 24 ore. Secondo quanto hanno riferito agenti della polizia davanti al pronto soccorso del San Raffaele, il premier è stato portato all'interno sdraiato su una barella. «Berlusconi - raccontano i testimoni - aveva una borsa di ghiaccio sul volto ed appariva cosciente». Comincia il via vai dall'ospedale. Tra i primi ad arrivare il fratello Paolo Berlusconi, i figli Marina, Piersilvio, Eleonora, Barbara. E ancora Adriano Galliani, il ministro Maroni ed Emilio Fede. Al direttore del Tg4 il premier dice di sentirsi «miracolato». Se l'oggetto fosse arrivato poco più su «avrei rischiato di perdere un occhio». Bossi parla di «un atto di terrorismo». Chi riesce a parlare con lui, lo descrive come «provato e scosso» ma «sereno». A tutti dice di essere «amareggiato» per «questa campagna di odio nei miei confronti». Questo, spiega, «è il frutto di chi ha voluto seminare zizzania. Quasi me l'aspettavo...». Con gli amici arrivati in fretta e furia all'ospedale ripete di essere stato nei giorni scorsi nel mirino di una campagna di veleni. «Tutti dovrebbero capire che non è possibile oltraggiare un presidente del Consiglio, questa è la difesa delle istituzioni». Al di là dell'amarezza, il Cavaliere comunque sottolinea di non voler minimamente farsi impressionare dall'episodio. «Sono ancora qui e non mi fermeranno». Fosse stato per lui, sarebbe tornato a casa. Ma Zangrillo ha insistito per farlo rimanere al San Raffaele in via precauzionale. Per Berlusconi dunque notte in ospedale, con un bollettino medico previsto alle prime ore di questa mattina. Per le undici, invece, il ministro Maroni ha convocato un vertice alla prefettura milanese «per avere un informativa dettagliata e completa» su quanto è successo.

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