«Quella di Pier è solo una sparata»
Ilpunto di non ritorno forse è dietro l'angolo. Un'ipotesi da scongiurare a tutti i costi e che inizia a preoccupare i vertici del Pdl pronti a chiedere a Fini e Berlusconi di sedersi attorno ad un tavolo per rinegoziare il patto fondativo e rilanciare l'azione del partito e del governo. Un'idea partita dal vice presidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino e subito dopo sostenuta anche dal conterraneo Mario Landolfi, deputato del Pdl proveniente dalle fila di An, che commenta: «Mi sembra una cosa di buon senso». Onorevole Landolfi, basterà un tavolo per sanate un rapporto che ormai sembra essersi logorato? «È il punto di partenza ma temo che potrebbe essere insufficiente perché tra Fini e Berlusconi non c'è solo un problema relativo al patto fondativo del Pdl. I problemi non si risolvono esclusivamente cercando una maggiore collegialità nelle decisioni o allargando l'ufficio di presidenza del partito, ma superando gli ostacoli dettati dai diversi ruoli che i due hanno». Ovvero? «Beh, Fini, da presidente della Camera, difende il ruolo del Parlamento e delle istituzioni. Berlusconi, invece vorrebbe cambiare le regole costituzionali per rendere più efficiente l'opera del governo. Su queste cose devono cercare un chiarimento». Lo troveranno mai? Sembrano entrambi molto fermi sulle loro posizioni. «Questo è vero. Però analizziamo le cose con attenzione. Da Fini è lecito attendersi una lettura meno acritica degli organi di garanzia. Negli ultimi anni c'è una tendenza ad entrare a gamba tesa nell'agone della politica. Un atteggiamento che non si può difendere in nome del politicamente corretto. Berlusconi però dovrebbe evitare di recriminare nei confronti di Napolitano il cui operato è ispirato dall'assoluta imparzialità. Ovviamente non sempre l'inquilino del Quirinale è stato inappuntabile. Ha forse torto Berlusconi quando dice che Scalfaro ha usato la sua carica per fare gli interessi di una parte? Vogliamo parlare poi di alcune Procure? Quanti avvisi di garanzia sono arrivati al premier e tutti si è risolti con un nulla di fatto? Allora cerchino un chiarimento, sia sul partito, che sulle riforme. E soprattutto stabiliscano come rivedere la Costituzione: pensino ad aggiornarla. È una necessità imposta». Teme che se non ci fosse un accordo tra i due Fini abbandoni il Pdl? «Lo escludo. Dobbiamo trovare invece un punto di equilibrio tra la tradizione di un partito radicato con la tradizione carismatica che caratterizza il Pdl». Altrimenti Fini potrebbe guardare a Casini e a Rutelli che vogliono fare fronte comune con la sinistra contro Berlusconi. «Una sparata. Casini è il primo a non credere a questa ipotesi, Ha voluto lanciare un messaggio a Berlusconi di non pensare ad elezioni anticipate. Il leader dell'Udc è conscio che il suo elettorato non voterebbe mai un'ipotesi che legherebbe il suo partito con Di Pietro. Per quanto riguarda l'Api invece, ho l'impressione che sia un partito che avrà più consenso all'interno dei palazzi della politica piuttosto che tra la gente. E Fini tutte queste cose le sa». Domani (oggi, ndr) Berlusconi incontrerà la sua gente in piazza a Milano. Quale sarà il messaggio che lancerà? «Sarà un secondo predellino. Non sarà né istituzionale né mezzo per far nascere un altro partito. Berlusconi ha la sensazione di essere un corpo estraneo nei palazzi della politica romana e allora chiede aiuto ai cittadini. Perché quelli sono la sua vera forza».