«Non servono predellini Silvio è un leader forte»
«Questamanifestazione si è caricata, ogni giorno di più, di significati che non possiede». Maurizio Lupi risponde così quando gli si chiede di raccontare cosa succederà questo pomeriggio in piazza Duomo a Milano. Per il vicepresidente della Camera e responsabile organizzazione del Pdl, Berlusconi «non farà un nuovo predellino. Perché - spiega - certe cose nascono così, non si organizzano». E allora cosa farà? «Due anni fa sul predellino nasceva il Pdl. Il presidente Berlusconi ha avuto il grande merito di dare espressione a ciò che era già presente nella coscienza degli elettori. Oggi quell'intuizione è una realtà forte, che rappresenta il più grande partito moderato europeo. La sfida di unire le grandi culture del '900 - cattolica, socialista e liberale - è stata vinta». Quindi è una sorta di compleanno? «Più banalmente inizia la campagna di tesseramento del Pdl che, essendo un partito, si sta strutturando sul territorio. Abbiamo scelto Milano e la Lombardia perché qui sono nati Forza Italia e il Pdl. Abbiamo chiesto al presidente Berlusconi di essere presente e ci fa piacere che abbia detto di sì». Tutto qui. «E le pare poco? Due anni fa, quando Berlusconi lanciò il Pdl, in molti dissero che avrebbe fallito. Tra l'altro oggi in piazza Duomo il sindaco Moratti prenderà la tessera del partito. Il che dimostra che il Popolo della libertà riesce ad andare oltre la semplice unione di Forza Italia e An. E poi lanceremo la candidatura di Formigoni e apriremo la campagna elettorale per le regionali che sono un appuntamento fondamentale». Scusi, ma il desiderio di rivalsa del premier accerchiato? Lo strappo? Niente di niente? «Berlusconi non è un leader accerchiato e sbaglia chi sostiene il contrario. Gli attacchi di questi mesi dimostrano la debolezza dell'opposizione che, incapace di affrontare i temi concreti, rispolvera il vecchio antiberlusconismo militante. Io credo che il premier parlerà con forza di ciò che interessa ai cittadini tra cui, ovviamente, c'è la giustizia». Un po' come ha fatto a Bonn? «Solo chi ragiona con i vecchi schemi della politica si scandalizza per il discorso di Bonn. Berlusconi ha dimostrato di essere il leader del Pdl. Un leader forte e carismatico che non si nasconde e dice chiaramente ai cittadini come stanno le cose». Ma gli attacchi alla Corte Costituzionale? «Francamente non mi sembra abbia espresso giudizi nuovi. Da mesi in Italia e in Europa non si parla d'altro che di libertà d'informazione a rischio, di mafia, di derive antidemocratiche e immorali. Berlusconi ha semplicemente spiegato ai leader del Ppe, quindi in un contesto politico, qual è la verità». Non tutti sarebbero d'accordo con la sua analisi. «Il Pdl è un partito vero, che democraticamente prende delle decisioni e ha una linea chiara cui ci si adegua. Non è il vecchio partito delle correnti schiavo delle infinite mediazioni. Inoltre ha un leader autorevole. Noi non ci facciamo dettare la linea da Repubblica. Guardi cosa è successo a Bersani solo perché ha deciso di non andare a piazza San Giovanni». E se quelli che non condividono la linea si facessero tentare da Casini? «Casini confonde i desideri con la realtà. La maggioranza è solida come ha dimostrato in questi giorni anche in votazioni che venivano annunciate come "delicate". Quindi non ci sarà alcun voto anticipato. La sua analisi è sbagliata all'origine». Quindi nessuna alleanza possibile tra Udc, Idv e Pd? «Mi piacerebbe sapere in che modo Casini riuscirà ad allearsi con chi lo accusa di guidare un partito di mafiosi e pregiudicati, come Di Pietro. La strada indicata dal leader dell'Udc è sbagliata perché ipotizza un ritorno all'idea secondo cui per coalizzarsi basta essere anti-Berlusconi. È la vecchia logica dell'Unione di Prodi che, incapace di proporre contenuti, puntava su un comune nemico da abbattere. Noi, mi dispiace per Casini, preferiamo lavorare per il bene del Paese».