"Più in procura e meno in tv"
«I giudici stiano più in Procura e meno nelle televisioni». E se gli uffici sono vuoti, «è solo colpa dell'Anm». Parole forti. Un nuovo affondo sferrato dal ministro della Giustizia Alfano, il quale ancora una volta si rivolge ai magistrati. È l'ennesimo segnale di come la tensione sul tema giustizia sia ancora elevata. Il tutto mentre la maggioranza sta giocando la partita doppia del processo breve in Senato e del legittimo impedimento alla Camera. Nonostante gli inviti ad abbassare i toni, giunti a più riprese anche dal Colle, non si placa lo scontro tra il Guardasigilli e i magistrati. Anzi, Alfano riaccende la miccia, sollecitando i magistrati a lavorare di più. Anche perché, «in questo modo si arresta qualche latitante in più». Non finisce qui. Il Guardasigilli lancia anche un nuovo appello alle toghe per andare a lavorare nelle sedi disagiate: «Il Paese soffre per questi vuoti. Il governo non è stato aiutato in nulla dall'Anm». La replica del sindacato delle toghe è praticamente immediata: «Accuse infondate». Perché la «presenza pubblica» dei magistrati è «legittima» anche se la professionalità dei magistrati «si misura nelle aule giudiziarie». Lotta alla mafia – Nella sala Nassirya di Palazzo Madama, al tavolo dei relatori ci sono i ministri Alfano e Maroni, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, e in rappresentanza della Lega la senatrice Rosy Mauro. L'occasione è una conferenza stampa, organizzata proprio dal Pdl, sulle iniziative messe in campo dal governo contro la mafia. «Qualche convegno in meno e qualche latitante in più arrestato fa bene al Paese», spiega il ministro della Giustizia che innanzitutto rende omaggio al procuratore capo di Palermo Messineo per i recenti arresti di importanti latitanti, tra cui quello di Gaetano Fidanzati. Arresto «che ha consentito di decapitare la mafia palermitana e che ha dato l'idea di un qualcosa che viene troppo spesso trascurata: si può battere e vincere la mafia senza fare il giro di tutte le televisioni nazionali, si può combattere e vincere la mafia senza fare convegni». Le sedi disagiate - Gli appunti di Alfano ai magistrati non riguardano però solo la presenza dei pm in tv. Nel corso di un'audizione alla Camera (al termine della quale il Guardasigilli ha spiegato che sul legittimo impedimento «ci sono vari testi presentati in Parlamento»), il ministro ha preso di mira proprio l'Anm accusando il sindacato delle toghe di aver lasciato in «assoluta solitudine» il governo nell'affrontare il problema delle sedi disagiate e della copertura dei posti vacanti. «Abbiamo previsto incentivi di carriera ed economici per chi era disposto ad andare a lavorare nelle sedi sgradite. Abbiamo bandito 100 posti e - spiega - in una condizione di assoluta solitudine del governo, senza essere stati aiutati in nulla dall'Anm o dalle mailing list dei magistrati, siamo riusciti a coprirne oltre 50». Pronta la replica. L'Anm giudica «infondata l'accusa di mancata collaborazione per coprire le sedi disagiate» e accusa il Guardasigilli di avere la «memoria breve» visto che «fin dal giugno 2008 il sindacato delle toghe aveva previsto l'attuale situazione drammatica». La proposta del duo Maroni-Alfano - Sulla vendita dei beni confiscati alla mafia, contrastata dall'opposizione e da parte della maggioranza, è il ministro Maroni a scendere in campo. Lanciando la proposta di dare vita a un'agenzia nazionale per meglio valorizzare l'utilizzo di questo immenso patrimonio valutato in svariati miliardi di euro. La proposta farà parte del piano antimafia in 10 punti, che secondo il responsabile del Viminale potrà essere varato a gennaio dal Consiglio dei ministri, che chiederà al Parlamento una sessione straordinaria di discussione del piano. «Vogliamo sconfiggere la mafia, abbiamo la straordinaria ambizione di voler mettere fine a questo capitolo orribile della storia italiana e col piano straordinario di contrasto faremo l'affondo definitivo».