La Lega Nord non strumentalizzi la religione per i suoi fini elettorali
Commoventii leghisti che erudiscono gli scristianizzati italiani su come si mette insieme un presepe e magari non conoscono affatto San Gregorio Armeno, la straordinaria strada napoletana, dove si confezionano da tempo immemorabile le pittoresche statuine che ricreano, in maniera un po' naif, il contesto della Natività. E forse vorrebbero pure insegnare a chi da sempre la canta, approssimandosi il Natale, la struggente "Tu scendi dalle stelle…", composta più di tre secoli fa dal vescovo di Sant'Agata dei Goti (non in Padania, ma nel Sannio) Alfonso Maria de' Liguori, teologo, dottore della Chiesa e santo… Fa un certo effetto ascoltare o leggere approssimative apologie, tessute da ispirati leghisti, della battaglia di Lepanto e di Marco d'Aviano e vederli, nello stesso tempo, ancor oggi, inerpicarsi sulle sorgenti del "dio Po" accompagnandone il corso fino allo sbocco in Adriatico: un ben curioso sincretismo che per fortuna suscita ilarità piuttosto che preoccupazione. Se poi dovessimo ricordare il "rito" con cui il ministro Calderoli si unì in matrimonio con la sua sposa, ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate vedendolo oggi "scomunicare" cardinali di Santa Romana Chiesa e poi chiedere loro di assolverlo dai suoi peccati. Lasciamo perdere. La religione è una cosa troppo seria perché i politici ne facciano strame. Non è con la sua strumentalizzazione, infatti, che la si difende, ma con il rispetto delle gerarchie per ciò che concerne la Chiesa cattolica, e con la tolleranza verso tutte le altre fedi. La furoreggiante affermazione della propria identità, paradossalmente viene negata nel momento in cui si offende quella degli altri. E' un principio che i cattolici hanno cercato di trasmettere da sempre, conformandosi ad esso nell'opera di evangelizzazione. E' pur vero che vivere cristianamente non è facile, ma se almeno si cominciasse con il rispettare il prossimo nostro come noi stessi, non sarebbe male, secondo l'antico precetto. Sospettiamo, invece, che coloro i quali invocano "durezza e purezza" perseguano altri scopi che con la tutela della religione stessa hanno poco a che vedere. Perciò, leghisti o meno, ognuno il presepe se lo faccia come vuole e creda in quello che vuole senza travestimenti da custodi dell'ortodossia. Il ridicolo, più che il peccato, è sempre in agguato. Soprattutto quando religione e politica pretendono di indossare lo stesso saio.