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Alfano, quel ministro saggio e prudente che piace tanto al Cavaliere

Il ministro della Giustizia Alfano con il premier Berlusconi

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PALERMO È saggio, prudente, astuto. Come dire, vecchia scuola democristiana, nonostante la sua giovane età. È figlio d'arte, suo padre apparteneva allo Scudocrociato, per l'appunto, e dai democristiani Angelino Alfano ha ereditato, tra le altre cose, la capacità di mediazione. Tutte doti che hanno convinto Berlusconi a nominarlo Guardasigilli il 7 maggio dello scorso anno. Nasce il 31 ottobre 1970 ad Agrigento, nella città di Pirandello, e a soli 38 anni Angelino diventa il più giovane ministro della Giustizia della storia repubblicana. Qualcuno l'ha considerato troppo giovane, per l'importante incarico. Ma di fronte agli scettici ha risposto: «Io troppo giovane? Pensate a Kennedy».   Ma lui, forte del suo curriculum vitae e delle sue conoscenze ha puntato dritto contro tutti e tutto. S'è laureato in giurisprudenza a 22 anni presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove è stato ospite del collegio «Cardinal Ferrari». Dottore di ricerca in diritto dell'impresa, avvocato, Alfano ha iniziato la sua esperienza politica proprio con la Democrazia Cristiana, per la quale è stato, tra l'altro, delegato Provinciale del Movimento Giovanile di Agrigento. Nel 1994, a seguito del frazionamento dello Scudocrociato decide di aderire all'allora neonato partito Forza Italia. E così sempre nel 1994 viene eletto consigliere della Provincia di Agrigento, svolgendo la funzione di presidente della Commissione affari generali. Da qui, un successo dopo l'altro. Una vera escalation. Nel 1996 viene eletto deputato al Parlamento siciliano, risultando esserne il più giovane componente. Altro record, dunque. Poi il decollo: nel 2001 Angelino sbarca a Roma. In quell'anno, infatti, è eletto deputato al Parlamento nazionale nella lista di Forza Italia, momento in cui in Sicilia si registra l'ormai famoso e allo stesso tempo l'ormai archiviato 61 a 0. Per l'enfant prodige della politica, a questo punto, inizia un crescente feeling con Berlusconi fino a quando lo stesso Angelino colpisce il cuore di Berlusconi. Politicamente, s'intende. Il primo incarico di peso, il Cavaliere glielo affida nel 2005, nominandolo coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia. Succede a Gianfranco Miccichè, guidando la corrente maggioritaria di Forza Italia. Quella più fedele, in sostanza, all'ex governatore dell'Isola Salvatore Cuffaro. Nelle grazie del Cavaliere, l'allora coordinatore siciliano è stato considerato uno dei giovani emergenti del partito. «Sappiano tutti i mafiosi che ciascun voto che un mafioso darà al centrodestra sarà utilizzato contro di lui e contro di loro», è il suo leit motiv. I primi passi da ministro li fa alla grande, dando vita al cosiddetto lodo Alfano, la tanto contestata e chiacchierata legge approvata il 22 luglio 2008. Provvedimento, com'è noto, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale lo scorso ottobre. Ma il giovane ministro ha anche una sua storia alle spalle: in un video del 2002 (poi acquisito dalla Procura di Palermo) Alfano è ripreso mentre bacia Croce Napoli, boss mafioso di Palma di Montechiaro, nell'Agrigentino, alle nozze della figlia. Un fatto che ha scatenato la «golosità» dei giornali di sinistra, pronti a fare polemica. Ma penalmente la vicenda non ha mai avuto un seguito. Infine, una nota di gossip. È fedele in amore, sussurrano i bene informati, ed è sposato con la sua compagna di sempre, Tiziana.

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