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Berlusconi non ama più Roma

Silvio Berlusconi

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La Capitale d'Italia è diventata Milano. In pochi se ne sono accorti ma è successo. È capitato davvero. Se almeno si considera capitale la città che ospita il governo. O meglio, se si considera tale la città che ospita il capo del governo. Ormai Silvio Berlusconi guida il Paese dal capoluogo meneghino. Forse oggi passerà da Roma, se non lo farà dovrebbe tornare (e per meno di 24 ore) soltanto martedì prossimo. Se sarà così, su diciassette giorni - dal 27 novembre al 15 dicembre - il presidente del Consiglio sarà rimasto all'ombra del Colosseo appena due giorni e mezzo. E si va a ritroso nelle settimane precedenti, risalendo sino alla prima parte di novembre, a Roma non s'era proprio visto a causa di una fastidiosa scarlattina che lo aveva costretto a rimane nella villa-ufficio in Brianza. Non si tratta solo di permanenza fisica ma anche di qualità delle attività. Anche gli incontri internazionali e quelli diplomatici ormai si stanno svolgendo nella città della Madonnina. Il primo dicembre per esempio Berlusconi ha ricevuto a Milano il nuovo presidente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy. Ed è l'unico incontro che l'ex premier belga non ha tenuto in una capitale. Dopo Berlusconi infatti è volato a Lisbona per la cerimonia di entrata in vigore del nuovo trattato Ue e poi a Parigi per incontrare Sarkozy e Fillon. Quel che conta non è certamente il dato statistico, piuttosto quello politico. Berlusconi evita Roma. È stato a Olbia per inaugurare una nuova parte dell'aeroporto, a Minsk per gli archivi del Kgb, a Torino e Milano per l'inaugurazione della nuova tratta dell'Alta Velocità. Poi Milano. Anzi, Arcore. E poi oggi andrà a Bonn per il congresso del Ppe (dove potrebbe vedere Casini), quindi a Bruxelles per il Consiglio d'Europa. Ritorno a Milano per la consegna delle tessere del Pdl e dove avrà anche due incontri internazionali. Milano, Milano, Milano. Solo Milano. Soprattutto Milano. Roma, nell'immaginario berlusconiano, è diventata il simbolo dei dolori dell'anno che si avvia a conclusione. Palazzo Grazioli, come per Villa Certosa in Sardegna, è diventato un luogo «violato». Violato dai microfoni della D'Addario, dalle cronache che sono andate a vedere anche sotto le sue lenzuola. Dalle foto che hanno immortalato i suoi bagni, dai racconti persino del leggendario letto che gli fu donato da Putin. Poche settimane fa piazza Grazioli, la piccola piazzetta quadrata che è sul retro dell'edificio che ospita al primo piano la residenza romana del premier, è stata interdetta alle auto. Niente parcheggio. Al posto delle lamiere sono comparse delle fioriere a prova a di kamikaze in auto. Certo, c'è il problema della sicurezza. Berlusocni è a rischio attentati. Ma è anche vero che posizionare una macchina proprio sotto l'ufficio del premier, dove si svolgono le riunioni più delicate, è il modo più semplice per spiarlo con un banalissimo microfono direzionale che si può comprare anche su internet. All'inizio di novembre, il Cavaliere per un paio di notti ha dormito nell'appartamento riservato a Palazzo Chigi che proprio lui fece ristrutturare. La spiegazione ufficiale era che a Palazzo Grazioli era necessario fare alcuni lavori di ristrutturazione. Quella ufficiale è che si trattasse di una banalissima bonifica proprio da possibili microspie (ne venne rinvenuta una dietro a un termosifone nel lontano '96). Insomma, non è difficile immaginare che Berlusconi a Roma ci sta scomodo. Scomodo perché avverte l'intrusione persino tra le mura domestiche. Nello stesso palazzo dove abita, per esempio, l'ultimo piano è occupato da Reti, il gruppo che fa capo a Claudio Velardi, ex braccio destro di Massimo D'Alema che assieme ad altri fedelissimi di Baffino hanno abbandonato la politica per darsi all'impresa. Non si tratta certo di spie, ma tanto basta per capire che certamente nell'edificio entrano ed escono persone le più varie, e non tutte fans di Berlusconi. Arcore è diverso. È a una trentina di chilometri dal centro di Milano, a due passi dal parco di Monza. Villa San Martino ha più ingressi e anche distanti tra loro. Controllarlo, anche per i giornalisti, è quasi impossibile a meno che non si disponga di un vero e proprio team. Berlusconi s'è rintanato lì. Deputati e soprattutto deputate se vogliono incontri riservati lo vanno a trovare lì. Dove resta obligatoriamente tutti i week end. Solitamente il sabato è destinato alla politica, la domenica alla famiglia (pranzo e cena sono con i figli), il lunedì agli avvocati visto l'assalto di pm e giudici su tutti i fronti. Il pensiero maggiore adesso è quello di Veronica, la moglie, che nel frattempo ha annunciato l'intenzione di fare causa di divorzio, ha scelto la linea dura e se n'è andata in Svizzera chiudendo i contatti. Niente più giri a via dei Coronari, la strada degli antiquari romani. Niente più blitz a Campo de' Fiori, qualche sporadica comparsa al piccolo negozio di bijoutteria al centro. Niente di niente. Niente passeggiate in via del Corso che il Cavaliere si concedeva nei momenti peggiori soprattutto con gli alleati: le auto ferme, l'assalto dei ragazzi, gli autografi e le foto. Niente più. Ora le improvvisate si fanno ad Arona, sul Lago Maggiore, dove c'è un centro commerciale entrato nelle simpatie del premier. Ci ha fatto irruzione anche due giorni fa, s'è tuffato tra la gente e quando ne riemerge commenta sempre con la stessa frase: «Ecco, gli italiani sono ancora tutti come me», e gli torna il buon umore.

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