Mafia e antimafia: l'ombra di se stesse
Quello che manca nell'ultimo teorema dei professionisti dell'antimafia contro Silvio Berlusconi è il bacio. Ed è veramente incomprensibile. Come è possibile che Giulio Andreotti,che secondo Indro Montanelli non baciava nemmeno sua madre, nel siglare il patto con Cosa Nostra sia sceso a Palermo a baciare Totò Riina,e Silvio Berlusconi, che bacia tutti, quando è subentrato al simbolo della prima Repubblica nel patto scellerato non l'abbia fatto? E si sia limitato,come riferisce il pittore di pareti Gaspare Spatuzza, a consegnare l'Italia nelle mani di Casa Nostra trattando solo con i fratelli Graviano,magari non baciando nemmeno loro? Non sarà piuttosto che i «pentiti» e gli inquirenti di oggi non hanno più la fantasia e il coraggio di quelli reclutati allora dalla Dia, quella che Francesco Cossiga chiamava «la nostra polizia politica,degna dell'Ovra,della Stasi e del Kgb» e che furono gestiti dalla procura di Giancarlo Caselli? Perchè oggi ad accusare Berlusconi non c'è più un Balduccio Di Maggio,il testimone oculare del fatidico bacio tra Andreotti e Totò Riina, e tutto si riduce alle quattro chiacchiere scambiate ai tavolini del caffè Doney a via Veneto tra Giuseppe Graviano e il suo imbianchino? La crisi globalizzata ha ridotto a questo punto anche i boss e i «pentiti» di quella che fu la mafia più potente e famosa del mondo e,parallelamente,a far rimpiangere ai segugi di «Repubblica» gli inquisitori d'allora, che furono capaci di trascinare dinanzi ai giudici il Divo Giulio con un atto d'accusa capace di riempire le mille pagine del famoso e storico brocardo intitolato «La vera storia d'Italia?». La magistratura - scrivono sull'organo dell'unico partito di opposizione rimasto sul campo - non appare più padrona del gioco ed è solamente testimone di una trama che non controlla. Anche Luciano Violante, quello che Andreotti allora definiva «il suggeritore» e che,da presidente della Commissione parlamentare antimafia,processò Andreotti prima del processo,chiamando a deporre,prima che lo facessero i giudici, Masino Buscetta (altro che Spatuzza!), è disperato ed evidenzia «la fragilità strutturale del sistema»: «Anche le eventuali conferme di Graviano- dichiara al Corriere della sera - potrebbero non essere sufficienti»,e si agrappa dispetamente proprio a Silvio Berlusconi: «Il nostro Paese oggi ha un unico perno attorno a cui bene o male ruota:il Presidente del Consiglio» (che mai dirà di lui domani Marco Travaglio?). Ed è vero. La mafia è frantumata e decapitata,tutto i suoi capi in galera, fiaccati dal carcere duro del 41bis, non c'è più una Cupola e un Capo vero,non è in grado di far esplodere una bomba,i suoi boss in catene, anche quelli che furono i più efferati e i più sanguinari come i fratelli Graviano,non hanno né la forza di farsi «pentiti», né quella di maledire i «pentiti» definendoli «infami». Giuseppe Graviano non conferma Spatuzza ma lo «rispetta»: il boss di Brancaccio rispetta il suo imbianchino che lo tradisce! Ancora qualche anno fa,i boss rapivano i figli degli «infami», li strozzavano e li scioglievano nell'acido. Con un singolare parallelismo gli eredi di quelli che furono i professionisti dell'antimafia,che erano maestri del fare dell'antimafia uno strumento di potere, come diceva Leonardo Sciascia, non riescono nemmeno a coordinarsi tra di loro, si contendono gli ultimi simulacri di «pentiti» in circolazione,aprendo e chiudendo indagini contradditorie e conflittuali, minacciando avvisi di reato che non arrivano,e intanto si fanno menare per il naso dal figlio di Vito Ciancinimo che dal lunedì al venerdì gli promette pizzini e papelli,gliene consegna a rate brandelli,fotocopie e facsimili,e il sabato vola a Parigi per cenare al caffè Flore. Avevano rimediato questo povero Spatuzza,che ha debuttato più di anno fa con una rivelazione sconvolgente: badate bene che avete radicalmente fallito quindici anni di indagini sulla strage di via D'Amelio,tre processi di primo grado,tre processi in appello,tre conferma in Cassazione,fanno due dozzine di pm che hanno sbagliato,e una trentina di giudici di tutti i tre gradi di giudizio che non si sono accorti dei loro sbagli e hanno messo in galera,all'ergastolo,gli innocenti e hanno lasciato scorazzare in libertà i colpevoli. E tutto perché avete creduto in un falso mafioso e un falso «pentito», questo Vincenzo Scarantino, semianalfabeta, scartato al servizio militare perché deficiente, tossicodipendente e fidanzato con i transessuali, e avete potuto credere che Cosa Nostra avesse potuto sceglierlo, fidalizzarlo e affidare a lui il compito di rubare l'auto da imbottire di tritolo per far saltare in aria Paolo Borsellino e la sua scorta. Gli avete voluto credere per quindici anni,tre processi in primo grado,in appello e in Cassazione,e per dare la caccia ai così detti «mandanti occulti» non avete trovato i veri esecutori della strage né i veri mandanti di Cosa Nostra. Spatuzza gli ha dimostrato on prove schiaccianti che a rubare l'auto da imbottire di tritolo è stato lui e che solo lui è in grado di indicare i veri esecutori e i veri mandanti. A questo punto,invece di fare ammenda, di battersi il petto,di confessare i loro errori,di riaprire i processi sbagliati, di liberare gli innocenti, e di mettersi umilmente al lavoro per trovare con l'aiuto di Spatuzza, rilasciandogli subito la patente di collaboratore di giustizia come a quel punto meritava,lo hanno sballottolato da procura a procura,facendolo girare per l'Italia intera, da Caltanissetta a Firenze, da Firenze a Milano, da Milano a Palermo, da Palermo a Caltanissetta, strapazzandolo e martellandolo di domande sui soliti e introvabili «mandanti occulti». E solo dopo un anno, quando il poveraccio, pur di uscire dalla tortura del carcere duro e strappare finalmente la patente di «pentito», si è deciso a parlare della chiacchierata al caffè Doney,evocando «quello di Canale 5 e il compaesano»,solo allora gli hanno mollato il riconoscimento che gli sarebbe toccato sin dall'inizio della sua collaborazione, quando non si inventava chiacchierate al bar e «collegamenti», ma raccontava e dimostrava i fatti veramente accaduti per preparare la strage di via D'Amelio. Non contenti,hanno fatto l'ultimo capolavoro.Invece di aprire formalmente le indagini sulle «rivelazioni» del «pentito», cercare almeno qualche plausibile riscontro,istruire il nuovo processo sulla strage o sulle stragi,hanno preso Spatuzza e l'hanno scaraventato di peso nel processo d'appello per concorso esterno a Marcello Dell'Utri,processo che non c'entra per niente né con la strage né con le stragi,e che si stava ormai per concludere per fatti suoi. Così Spatuzza accusatore di Berlusconi per le stragi, dopo averlo creato, l'hanno prematuramente bruciato e se lo sono giocato.