E il «trombato» Massimo punta ancora sull'Europa
Dopola maretta seguita alla mancata nomina di Massimo D'Alema a ministro degli Esteri dell'Ue, affossata dai socialisti, il Pd e il Pse provano a ricucire i rapporti: e spunta fuori l'ipotesi di un nuovo incarico europeo «di rilievo» per il lìder Maximo. Incarico che comunque il Pd non considererebbe un risarcimento. A far sapere che per D'Alema i socialisti e i progressisti Ue hanno in serbo dell'altro, è Martin Schulz, presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo (gruppo che riunisce Pse e Pd). Parlando con l'Ansa a margine del congresso socialista a Praga, Schulz ha spiegato che sono in corso trattative per un nuovo incarico «di rilievo» per D'Alema. «Non c'è alcun problema con il Pd e con Massimo D'Alema dopo le nomine europee - ha detto - e stiamo discutendo insieme che tipo di ruolo Massimo potrà avere in futuro nella famiglia democratica e progressista». «Ieri (domenica ndr) con Massimo abbiamo avuto un incontro molto positivo», ha aggiunto il capogruppo, molto criticato anche nel Pd all'indomani delle nomine europee che hanno visto tramontare la candidatura di D'Alema in favore di Catherine Ashton, la baronessa britannica digiuna di politica estera. Secondo fonti del Pse, il nuovo incarico di cui si sta discutendo nella famiglia socialista potrebbe essere quello di presidente di tutte le fondazioni europee dei 27: ovvero D'Alema, che è già presidente della fondazione Italianieuropei, andrebbe a dirigere la «madre» di tutte le fondazioni simili d'Europa, che rientrano nella famiglia progressista e democratica europea. Un incarico propedeutico alla creazione del «pensiero progressista nuovo» invocato ieri dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani nel suo intervento al congresso. Il Pd - a Praga come osservatore perché fuori dal Pse - non vuole saperne di «strappi» con i socialisti o di «risarcimenti» post nomine. «Non è questione di risarcimenti, la vicenda dimostra come purtroppo in Europa prevalga ancora il meccanismo intergovernativo invece di quello comunitario, propriamente europeo», ha detto Bersani. Ma i socialisti non intendono rinunciare alla «grande esperienza» dell'ex leader dei Ds, come l'ha definita Schulz. E d'altronde D'Alema non ha ridotto il respiro europeo del suo impegno: «I progressisti devono battersi per un'Europa più unita, per un profilo più europeo e un programma che sia di più che la somma di istanze nazionali», ha detto al Pse. Ma è presto per parlare di nuovi incarichi. La costruzione di un nuovo pensiero progressista potrebbe riguardarlo, ma il se e il quando «dipenderà da loro» e «mi informeranno a tempo debito», ha concluso.