No B-day, ecco la sinistra dell'insulto
La piazza e gli slogan dei soliti noti
{{IMG_SX}}La più ingenua è sicuramente Giovanna Melandri che, in serata, parlando dietro il palco di piazza San Giovanni, dice: «Non è una piazza giustizialista». Ma poi, forse scorgendo gli sguardi interrogativi dei suoi interlocutori, domanda: «Perché, lo era?». Evidentemente la deputata del Pd, travolta dall'inebriante «profumo di libertà» della manifestazione, si è persa l'intervento di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che è da poco sceso del palco dopo aver accusato il presidente del Senato Renato Schifani e il premier Silvio Berlusconi, tra gli applausi scroscianti della folla, di essere dei mafiosi. A dire il vero ci sarebbero anche gli slogan e i cartelli che, senza troppi giri di parole, invocano l'imminente arresto del Cavaliere, ma tutto questo sembra essere sfuggito alla povera Giovanna. O forse è solo imbarazzo. Lo stesso che ha impedito al Partito Democratico di schierarsi chiaramente a favore o contro il «No B. Day». E che è piuttosto visibile nei volti degli esponenti democratici che hanno deciso comunque di scendere in piazza. Così, quando dicono a Rosy Bindi che parte del corteo partito da piazza della Repubblica e diretto a San Giovanni sta gridando «mafiosi, mafiosi», il presidente del Pd se la cava con un laconico: «È il rischio di partecipare a questo tipo di manifestazioni». Per poi aggiungere: «Dopo che ho sentito Spatuzza ho il dubbio che Il Giornale e Libero abbiano enfatizzato la cosa per utilizzarla come arma di distrazione di massa. Come a dire: se queste sono le accuse più gravi, figuratevi le altre». Più diplomatico Dario Franceschini che, forse per non rovinarsi la festa, posta su Twitter l'unico commento della giornata: «Al No B. Day mi inseguono le telecamere. Ma noi parliamo sempre. Oggi sto zitto perché devono parlare le ragazze e i ragazzi che sono qua». Il capogruppo del Pd alla Camera, fedele alla linea, non arriverà mai dietro il palco di piazza San Giovanni. Chi ci arriva, invece, non risparmia commenti feroci al Pd. «Il Pd si è sfilato e questo è un grave errore» sentenzia il leader di Rifondazione Paolo Ferrero. «Alcuni dirigenti del Pd sono un po' viziati - gli fa eco Claudio Fava di Sinistra e Libertà -, vanno alle manifestazioni solo quando c'è la guida rossa che li accompagna sul palco e il microfono». «L'assenza di Bersani indebolisce tutto il movimento» insiste il segretario del Pdci Oliviero Diliberto. E via così. Chi non polemizza, invece, è Antonio Di Pietro. In fondo lui la sfida l'ha già vinta. La gente lo osanna, i giornalisti sono tutti attorno a lui. E la piazza è piena di bandiere bianche dell'Idv (che manco fosse l'organizzatore ha anche due gazebo proprio davanti al palco). Forse per questo, arrivando in piazza, Bindi evita accuratamente di stringere la mano all'ex pm e poi, davanti ai microfoni, ammette che le «ha dato fastidio vedere le bandiere dei partiti al No B-Day, mi è piaciuto più il viola del rosso e del bianco (dell'Italia dei Valori ndr)». La volpe e l'uva.