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Vogliamo fatti non parole

Il maxiprocesso al pentito di mafia Gaspare Spatuzza

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Ieri a Torino è andata in scena una rappresentazione che certo non fa il bene della giustizia in Italia. Le vaghe parole di Spatuzza hanno ottenuto il solo risultato di associare il nome del capo del governo ai delitti di mafia, alimentando quel sentimento autodistruttivo che spesso pervade l'intero sistema nazionale. Detto chiaramente che tutte le inchieste debbono essere fatte, ci pare sinceramente fuori luogo l'immensa enfasi data alla deposizione di ieri, il cui contenuto, del tutto privo di fatti, andava circoscritto in modalità di raccolta ben più riservate. Una nazione degna di tale nome permette l'associazione del nome del premier a vicende di mafia (e di strage) solo in presenza di prove schiaccianti, ottenute dopo indagini riservatissime e scrupolose. Noi invece siamo capaci di orribili show, come quello ieri rappresentato a Torino, che ci espongono a equivoci e critiche in ogni angolo del mondo. La magistratura italiana è spesso ultimo (e unico) argine alla corruzione e alla malavita. Quanto più riesce a separare dalla politica il suo agire tanto più si guadagna il rispetto dei cittadini. Ieri non è stata una gran giornata.  

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