Trifuoggi per il fuori onda rischia la Procura di Roma
PESCARA - Difficile. Quasi impossibile non pensar male, almeno mettendo in fila i fatti. Uno dietro l'altro: qualche giorno fa il fuorionda tra il pm pescarese e Fini, ieri Nicola Trifuoggi perde un voto per la poltrona di Procuratore generale di Roma. No, non uno di quelli dei gruppi più moderati delle toghe e del Pdl (tutti e tre avevano già dato il loro assenso al sostituto pg in Cassazione Luigi Ciampoli), ma il sì della laica del Pdci Letizia Vacca che ci ha ripensato e ha ritirato il suo sostegno al magistrato di Pescara, scegliendo, al contrario di quanto fatto due mesi fa, di astenersi. Cattivi pensieri, si dirà, anche se - come raccontato da diversi componenti della Commissione per gli incarichi direttivi del Csm - la scelta sarebbe del tutto estranea alla chiacchierata tra Fini e Trifuoggi. «È così, è così - dicono - a quel caso la consigliera Vacca non ha fatto alcun riferimento. Lei ha spiegato di non essere più molto convinta del voto dato e volersi riservare la decisione, quella finale, quando la nomina arriverà in plenum». Come si fa a non credergli, ma è certo che per Nicola Trifuoggi a questo punto si fa più dura la corsa per la poltrona di Procuratore generale di Roma, soprattutto in una partita che si sta giocando sul filo di lana. Difficile, durissimo però convincere del contrario tutti coloro - si spera tanti - che sappiano o abbiano voglia di ragionare sui principi di causa ed effetto. Da parte i facili sofismi, meglio restare ai fatti: Nicola Trifuoggi ha già coperto sei degli otto anni previsti alla guida della Procura di Pescara. Insomma, comunque vada a finire questa storia, nel 2011 dovrà lasciare il suo incarico. Lui, schivo e tosto, un po' come il nonno, il prefetto di Avellino che ebbe il coraggio di opporsi a tedeschi nel 1943, di indagini ne ha fatte tante. Colpendo a destra e a manca. Il campano Nicola Trifuoggi è partito da Genova dove subito si è scontrato con i terroristi della XXII Ottobre, si quei delinquenti a metà strada tra banditi e aspiranti brigatisti. Per lui tempi duri e una scorta fino a quando sbarcò in un altro porto, quello di Pescara, dove, all'epoca da Pretore, in contemporanea con altri colleghi, oscurò le tre reti Fininvest del Silvio rampante imprenditore meneghino, non del Berlusconi premier. Da allora ha messo radici in Abruzzo: prima Chieti, poi L'Aquila e all'inizio del nuovo secolo procuratore a Pescara. Nel luglio dello scorso anno, il 14 luglio, chiese e ottenne l'arresto del governatore Ottaviano Del Turco e azzerò la giunta regionale. Mentre l'Abruzzo eleggeva il nuovo presidente, la sua Procura rinchiudeva agli arresti tra le mura domestiche il sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso. Poi il video rubato, quella chiacchierata tra lui e Fini che non aggiunge e non toglie niente alla sua carriera. Certo che in molti, al posto di Leo Nodari, organizzatore del Premio Borsellino, non dormirebbero più tanto tranquilli...