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Fini mette la sordina

Gianfranco Fini

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Vola basso Fini. Nel giorno in cui il destino gli ha fatto rotolare tra i piedi la partecipazione a uno scomodo «Salone della Giustizia» a Rimini, il presidente della Camera si ritaglia un percorso tutto istituzionale senza nessuna digressione verso altre polemiche. Anzi, come sottolineano alcuni suoi fedelissimi abituati a scandagliare parola per parola i suoi discorsi, nel suo intervento c'è anche qualche cauta apertura verso quello che vorrebbe il Cavaliere. E questa, spiegano, potrebbe essere la strada per arrivare a ritrovare una certa serenità nei rapporti tra i due fondatori del Pdl. D'altra parte, ragionano nel partito, altre soluzioni non ci sono, i due sono costretti a restare insieme se il centrodestra vuole continuare a governare per i prossimi tre anni. Un'eventuale scissione dei finiani, che comunque nel Pdl derubricano a ipotesi da fantascienza, metterebbe in crisi la coalizione e porterebbe a elezioni anticipate. E in quel caso non è detto che la strada per Berlusconi - anche accreditando Fini di un ipotetico 5% -sia in discesa. Dunque meglio provare a lanciare qualche segnale di distensione. Sperando che prima o poi si trovi anche uno spazio per parlare. Ieri però Berlusconi è rimasto quasi indifferente, spiegando in pubblico che «con Fini non c'è alcuna competizione». Insomma si è mantenuto freddo, distante. Ma almeno non ha «affondato il coltello» nei confronti del suo alleato. Il quale, invece, si è concentrato sul tema che gli era stato affidato, quello della giustizia. Condividendo però qualche argomento caro alla riforma voluta dal premier. Come ad esempio la separazione tra pubblici ministeri e giudici e l'avanzamento di carriera che deve essere legato al merito. «Bisogna recuperare efficienza, credibilità e fiducia nella giustizia italiana - ha spiegato il presidente della Camera - rivedendo anche il sistema di progressione in carriera dei magistrati, nell'ottica di ridurre gli automatismi legati alla mera anzianità e di favorire la meritocrazia». Poi ha «spinto» per una riforma veloce della giustizia. «Deve essere realizzata in tempi rapidi - ha ribadito - perché solo così la politica potrà contrastare quel germe della sfiducia che mina la credibilità delle stesse istituzioni giudiziarie, ma anche con un approfondito dibattito parlamentare». «Se ci riusciremo - ha aggiunto - potremo dire di aver fatto un passo in avanti verso il buon governo della cosa pubblica. Libertà e giustizia devono essere tutelati, perché la Costituzione sia rispettata a partire dal suo carattere autenticamente democratico». Parole che, in mancanza di un commento di Berlusconi, hanno però avuto il placet del Guardasigilli Angelino Alfano. «Il presidente della Camera ha manifestato un favore nei confronti della separazione delle carriere, mantenendo inalterata l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Si è dichiarato favorevole ad una meritocrazia e si è dimostrato favorevole rispetto al temperamento dell'obbligatorietà dell'azione penale, il che vuol dire perseguire prioritariamente reati più gravi, di maggiore allarme sociale, per dare dunque certezze ai cittadini. Sono tutti temi sui quali siamo d'accordo».

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