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"Prelevare soldi in cassa era un discorso tacito"

Il segretario generale del Quirinale Donato Marra, che ha presentato l'esposto

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Era «normale» prelevare soldi dai fondi del Quirinale. Un comportamento definito «tacito» da chi è stato travolto nell'inchiesta partita dalla costruzione di una villa abusiva all'interno della tenuta presidenziale di Castelporziano. Si tratta di una vicenda che ha già portato agli arresti domiciliari l'ex dirigente Luigi Tripodi, che dal 1992 al 2006 è stato capo del servizio tenute e giardini del Quirinale. E che ha fatto finire nei guai anche il direttore di Castelporziano, Alessandro De Michelis e i cassieri Gianni Gaetano e Paolo Di Pietro. Indagine che ha fatto venire alla luce un'appropriazione indebita di quattro milioni di euro dalle casse del Quirinale. Non solo. Nell'inchiesta è finito anche Gaetano Gifuni, segretario generale emerito del Quirinale, accusato dalla procura di Roma di falso per aver messo la firma sul documento che avrebbe consentito a Luigi Tripodi, suo nipote, ora ai domiciliari, l'assegnazione della villa come alloggio di servizio: inizialmente quella struttura era adibita a canile, dove vivevano sette-otto anumali. I prelievi di denaro dalla cassaforte del Quirinale sono iniziati nel 2002, quando cioè è stato effettuato l'ultimo controllo, e sono andati avanti fino al 2008. «Più o meno abbiamo cominciato...adesso non mi ricordo com'era il discorso, ma diciamo in modo più leggero...poi man mano», ha dichiarato l'indagato Gianni Gaetano durante un interrogatorio eseguito davanti al pm il 19 ottobre scorso. E ancora: «Il discorso è questo...alla fine del mese va fatta la contabilità e va mandata a Roma - continua l'indagato - per cui alla fine del mese c'era la necessità di far quadrare i conti...e non è che ci volesse chissà che cosa per vedere che c'era qualcosa che non andava in quei conti...il discorso era sotto gli occhi di tutti...non era tutto sto' segreto». Quando il magistrato gli chiede se ne avesse mai parlato con qualcuno, Gaetano ha risposto: «Parlato...diciamo, beh sì, inizialmente sì poi...cioè quando abbiamo cominciato a operare in questo senso...eravamo sempre solo noi...ne ho parlato con il direttore, parlavo con Di Pietro...ma non è che abbiamo fatto un discorso specifico, era una cosa quasi, come posso dire...tacita. Quest'anno è venuto fuori tutto perché a metà dell'anno c'era carenza di contante, io ho denunciato questo discorso, ho detto guardate che qui non ci sono entrate, non c'è cosa, bisogna stare attenti a spendere e a prelevare». Secondo quanto accertato dagli inquirenti, ogni mese venivano prelevati 30/40mila euro al mese. Il canile che è stato trasformato in villa di 180 metri quadri, su due livelli, fino al 2003 era adibito a ricovero per gli animali a quattro zampe in forza al Nucleo cinofilo dei carabinieri presso la Tenuta presidenziale. Gianni Gaetano, che ha spiegato e ammesso ai magistati di aver prelevato denaro, ha fornito agli inquirenti, il procuratore capo Giovanni Ferrara e il pm Sergio Colaiocco, molti particolari sulle attività di Luigi Tripodi. «Marra (Donato Marra, attuale segretario generale del Quirinale, ndr.) non sapeva quando è arrivato...la villa...non era finita. La sua paura qual era? Che la villa è finita dopo che lo zio (Gaetano Gifuni, zio di Tripodi) se ne è andato. I lavori - ha detto ai magistrati Gaetano - sono quindi proseguiti con il nuovo Presidente per diversi mesi...e quindi è arrivato su qualcuno, si è fatto delle domande...insomma non so cosa gli è stato detto...ma me ricordo 'sta battuta (attribuita a Tripodi): "Come va via zio me ne vado pure io". Per cui sapeva benissimo di essere...come posso dire, in pericolo». In base alle indagini della procura di Roma, Tripodi avrebbe mandato anche la figlia a prelevare denaro dalla cassa: «Non so se era un discorso suo legato alla villa o meno - ha detto Gaetano - lui veniva qui, qualche volta ad esempio mandava la figlia, dice - mi puoi anticipare dei soldi? - a volte lasciava un biancosegno» (un foglietto sul quale veniva segnata la cifra prelevata ndr). Intanto domani mattina sarà interrogato Tripodi dai magistrati romani. «Si tratta di accuse false - ha detto l'avvocato Mario De Caprio, legale di Tripodi - è stato il mio cliente a denunciare tutto ciò. L'alloggio è stato ristrutturato regolarmente».

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