Lo scontro tra i Poli sulla giustizia si sposta dal disegno di legge per i processi brevi, che comunque prosegue il suo iter al Senato, al legittimo impedimento.
Quellapresentata dal centrodestra, infatti, non convince i centristi. «Non è la nostra proposta - ha commentato il leader del partito Pier Ferdinando Casini - così continuano ad andare fuori strada». Quindi il presidente vicario dei deputati centristi Michele Vietti ha depositato a Montecitorio il suo testo. Per i centristi il legittimo impedimento deve valere solo per il premier e non anche per esponenti del governo e parlamentari e che per legittimo impedimento si debbano intendere solo gli impegni istituzionali ed internazionali del capo del governo. La commissione Giustizia della Camera intanto ha calendarizzato la proposta che porta la firma dei capigruppo in commissione di Pdl e Lega, Enrico Costa e Matteo Brigandì. L'esame comincerà mercoledì della prossima settimana. Ma non sarà un iter facile visto che l'opposizione definisce la norma «una vergogna» e «un'amnistia mascherata», come dice Donatella Ferranti del Pd. Sul fronte del ddl per il processo breve il Senato accelera anche se probabilmente l'Aula non riuscirà a votare il testo entro Natale, visto che incombe la finanziaria. Il calendario dei lavori in commissione però viene votato dalla maggioranza imponendo un vero tour de force ai senatori: due giorni di sedute fino alle 24 per concludere la discussione generale e poi il termine per la fissazione degli emendamenti che scade il 14 dicembre alle 20. Altri due giorni per l'illustrazione delle proposte di modifica e il voto. «In commissione il testo verrà licenziato al massimo il 16 dicembre», assicura il presidente della commissione Filippo Berselli. Pd e Idv hanno votato contro il calendario dei lavori, mentre l'Udc ha preferito uscire dall'aula. Ma su un altro tema caldo della giustizia, sono i Radicali del Pd a riservare sorprese. Maurizio Turco ha depositato infatti una proposta di legge per inserire nel codice il concorso esterno in associazione mafiosa. Era necessario, spiega, per evitare un'eccessiva «responsabilizzazione dei magistrati» e perchè tocca pur sempre al Parlamento prendere una decisione sulle norme.